Consiglio di stato quasi compatto con 23 consiglieri - sui 33 presenti- favorevoli al veto sospensivo e soltanto 5 contrari. La Legge sui diritti particolari nelle scuole delle minoranze, accolta venerdì scorso dalla Camera di Stato non riesce dunque a superare lo scoglio del ramo alto del Parlamento dove la maggioranza dei membri ha fatto proprie le osservazioni di Branimir Štrukelj che a capo della commissione cultura ed istruzione dell’organismo ha osteggiato - dall’avvio dell’iter parlamentare in qua- le modifiche alla normativa. In apertura dei lavori è stato lo stesso Štrukelj, affiancato dal segretario di stato all’istruzione Damir Orehovec a contestare soluzioni che ha definito “controverse ed inadeguate”. A nulla è valsa la replica del deputato al seggio specifico Felice Žiža che presente alla riunione è tornato a ricordare la differenza tra L1 ovvero lingua materna e certificato C1 che a livello europeo conferma la conoscenza di una lingua straniera. Illustrando in forma schietta, la realtà delle istituzioni scolastiche CNI chiamate a garantire un alto livello d’istruzione ma anche ad affermare lingua, cultura e identità italiana Žiža è tornato a ribadire che “solo elevando le competenze linguistiche a livello di lingua madre” le scuole della minoranza potranno dare il massimo ed essere equiparate agli istituti della maggioranza.
In risposta- ancora una volta- gli sono arrivate invece le riflessioni sulla reciprocità con le scuole - e non solo- della minoranza slovena in Italia, sull’aggiunta al bilinguismo e sulla presunta selettività che ridurrebbe le scelte del quadro docente in generale, quelle dei professori di lingua slovena, di lingua straniera e del personale tecnico- amministrativo. Osservazioni fatte proprie da Branka Kalinić Ramšak intervenuta a nome del settore scientifico-universitario mentre i rappresentanti degli interessi locali e quelli degli artigiani - riunitisi in mattinata- non hanno voluto prendere la parola. Incentrato su uguaglianza e reciprocità pure l’intervento del consigliere Matjaž Gams che è stato l’unico ad aderire al dibattito. “Credo che sia stato l’intervento dell’esponente del ministero all’istruzione a confondere le idee e a far cambiare opinioni al Consiglio” ci ha dichiarato a caldo il deputato della CNI Felice Žiža che è tornato a ricordare il pieno appoggio della ministra Kustec e del governo alle modifiche proposte da lui e dal collega ungherese. “Ora la normativa ritornerà alla Camera e per l’approvazione definitiva e speriamo di avere i 46 voti necessari” ha detto ancora Žiža che si dichiara fiducioso e aggiunge: “Se non riusciremo a farla passare tra una decina di giorni sarà riproposta - tempo permettendo - ancora una volta in questo mandato”.
Lionella Pausin Acquavita