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La resistenza del governo di Roma alla svolta green, o perlomeno a modi e tempi della transizione ecologica voluta da Bruxelles deve archiviare un’altra sconfitta.
L’asse Roma-Budapest non né riuscito a evitare l’approvazione finale della direttiva sulle case green, e anche la battaglia, solitaria, di Roma contro la revisione della direttiva europea sulle emissioni industriali non è stata coronata da successo.
Il governo Meloni non ha mai fatto mistero di non gradire la strada presa dall’Europa in campo agricolo, un settore su cui impatta la nuova normativa che limita le emissioni anche di attività come gli allevamenti di bestiame su larga scala, compresi quelli di suini e di pollame.
La direttiva era stata licenziata prima dal Parlamento europeo, e poi in settimana dal Consiglio con un solo voto contrario, quello del ministro Giancarlo Giorgetti e l’astensione dei colleghi di Bulgaria, Austria e Romania.

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Il testo prevede l’ampliamento degli impianti coperti dalla direttiva, estesa anche ai grandi allevamenti di suini, polli da carne e galline ovaiole, mentre rispetto alla proposta originaria della Commissione europea, il Parlamento aveva già escluso gli allevamenti di bovini.
Tutti gli impianti a cui viene applicata la direttiva dovranno comunicare e monitorare le loro prestazioni ambientali e adoperarsi per controllare le emissioni, che avranno dei valori limite. La direttiva prevede anche una progressiva digitalizzazione delle procedure e delle informazioni, e gli Stati membri dovranno stabilire sanzioni “efficaci, proporzionate e dissuasive” in caso di violazioni. Prevista anche una clausola di reciprocità, per garantire che i produttori extra-Ue rispettino requisiti simili a quelli dei produttori europei.
Nonostante l’allevamento intensivo generi dal12 al 17 per cento delle emissioni di gas serra totali dell’Unione europea, la decisione di Bruxelles non è stata ben accolta dagli agricoltori italiani, che hanno parlato di un’occasione persa per costruire insieme la strada verso una maggiore sostenibilità, ed è stata commentata negativamente anche dal governo.
Ben diversi i commenti delle organizzazioni ambientaliste e animaliste, che ritengono la normativa approvata un risultato appena sufficiente per limitare le emissioni e attaccano il governo italiano: “Il nostro governo – ha detto Matteo Cupi, Vicepresidente di Animal Equality Europa -si dimostra non solo ancora una volta tra i più retrogradi in Europa rispetto agli interventi necessari per limitare gli effetti disastrosi dell’inquinamento zootecnico, ma anche poco interessato a schierarsi contro le brutalità che gli animali sono costretti a subire a causa dello sfruttamento dell’industria”.

Alessandro Martegani