Foto: BoBo
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L'avvio delle procedure per il riconoscimento della Palestina non contribuirà a calmare la situazione in Medio Oriente, anzi il contrario. Così il leader del Partito Democratico ed ex premier, Janez Janša, ha commentato l'annuncio del ministro degli Affari esteri ed europei, Tanja Fajon, e del premier, Robert Golob, sull'avvio delle procedure per il riconoscimento dello Stato palestinese da parte della Slovenia. Janša ha sottolineato anche che il governo ha scelto un momento inopportuno per avviare l'iter. Secondo le sue parole, infatti, il riconoscimento dell'entità governata dal movimento Hamas sembra una ricompensa per un atto terroristico. Dal punto di vista della politica interna, secondo Janša, si tratta di un atto populista, che già a medio termine si rivelerà dannoso per la Slovenia.
L'ex primo ministro ha sottolineato ancora che l'obiettivo di Hamas, come si legge nel suo statuto, è la distruzione dello Stato ebraico. "In breve, la Slovenia sta ora avviando le procedure per riconoscere un'organizzazione terroristica che si è autoproclamata tale nel suo atto costituzionale", ha detto, aggiungendo che è cinico e irresponsabile definire questa mossa un contributo alla pace.
Il presidente di Nuova Slovenia, Matej Tonin, dubita che il riconoscimento della Palestina porterebbe ad un miglioramento dell'attuale crisi umanitaria a Gaza ed ha aggiunto che la Slovenia alla fine se ne laverà le mani come ha fatto Pilato.
"Non si può riconoscere un paese che praticamente non ha le condizioni fondamentali, come territorio, popolazione, stato di diritto e simili", ha affermato l'eurodeputato Milan Zver.
Il riconoscimento della Palestina è una decisione indipendente del governo e del parlamento sloveno, ma se sosteniamo la soluzione dei due Stati dobbiamo anche riconoscerli entrambi, ha dichiarato invece il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič. Secondo le sue parole, la chiave è porre fine ai combattimenti a Gaza e fornire aiuti umanitari alla popolazione.