Nella sua autobiografia si era definita una “ragazza del secolo scorso”: si è spenta a 96 anni a Roma Rossana Rossanda, giornalista fondatrice del Manifesto, scrittrice, intellettuale coerentemente comunista, parlamentare, dirigente del Pci e attenta osservatrice della politica e della vita italiana.
Era nata a Pola nel 1924, e l’incontro che segnò la sua vita, raccontava, fu quello con Antonio Banfi, professore di estetica di Milano, dove studiava, che le suggerì di leggere “Stato e rivoluzione” di Lenin. A 19 anni si unì alla Resistenza, non abbandonando mai gli ideali comunisti e la passione per la politica.
Si laureò nel 1946 entrando subito nel partito comunista italiano, diventando rapidamente dirigente negli anni cinquanta e sessanta, fino a essere nominata da Palmiro Togliatti responsabile della politica culturale del partito, ma criticandone spesso le posizioni da sinistra fino a essere radiata nel 1969 per il contrasto con la linea maggioritaria, in particolare sull'invasione sovietica della Cecoslovacchia.
Con altri dirigenti espulsi, Luigi Pintor, Valentino Parlato, Lucio Magri e Luciana Castellina, fondò allora il gruppo politico e il giornale “il Manifesto”, che rappresentò il punto di riferimento e di confronto per i comunisti italiani.
Dopo un’intensa attività da giornalista ed editorialista, fu l’unica ad ottenere un’intervista sul caso Moro dal capo delle Brigate Rosse, Mario Moretti, arrivò però nel 2012 anche il lacerante divorzio dal gruppo del giornale “per indisponibilità al dialogo della direzione e della redazione”. “Forse - aveva detto - è una legge generazionale: i figli per crescere hanno bisogno di uccidere i padri e le madri. Ora è toccato a me”.
È stata in ogni caso una delle intellettuali più autorevoli in Italia, scrivendo articoli e libri con uno spirito critico che non l’ha abbandonata fino alla fine, non esitando a criticare aspramente la direzione che hanno preso la società e la politica italiane.
Amica di Jean Paul Sartre, aveva vissuto a lungo a Parigi, da dove era tornata due anni fa, per vivere a Roma. Pur accettando l’evoluzione della storia e l’attuale sconfitta del comunismo, dando un giudizio pessimista sul futuro, le convinzioni nel sostenere i suoi ideali non l’hanno mai abbandonata: “Il comunismo ha sbagliato – aveva detto -, ma non era sbagliato”.

Alessandro Martegani

Foto: MMC RTV SLO
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