E' stata la televisione pubblica a sollevare per prima un caso di presunta profilazione etnica nelle procedure di identificazione da parte della polizia. Un richiedente asilo proveniente da uno dei paesi africani in guerra ha raccontato di essere stato fermato più volte dalla polizia di Lubiana. Senza un apparente motivo, gli è stato più volte chiesto di identificarsi e di fornire anche le impronte digitali, spesso mentre era alla fermata dell'autobus insieme ad altri compagni. Alcune organizzazioni non governative denunciano anche di casi nei quali immigrati di origine africana, o del sud-est asiatico, vengono fermati, perquisiti e subiscono conseguenze anche per i ritardi sul luogo di lavoro.
Per questo suona ancora più incredibile il caso del giamaicano Norris Claude Jones, in Slovenia da più di 15 anni, sposato con una donna slovena dalla quale ha avuto due figli. Già in passato aveva denunciato di essere regolarmente fermato dalla polizia, per nessuna ragione se non il colore della sua pelle, quantomeno secondo lui. Stufo di questa situazione, poche settimane fa ha deciso di fare causa al ministero degli Interni per il costante trattamento discriminatorio, perché nelle centinaia di volte in cui è stato fermato non è mai stato avviato alcun procedimento penale. La legislazione slovena vieta chiaramente la profilazione razziale o etnica, contro la quale il difensore civico ha più volte messo in guardia la polizia nei rapporti annuali, ma poco o nulla sembra cambiare nei comportamenti della polizia. Per il ministro dell'Interno, Bostjan Poklukar, non è un affatto un buon momento.
Valerio Fabbri