Nella Repubblica di Georgia si sono svolte le prime elezioni presidenziali che non sono avvenute a suffragio universale. Il voto del collegio elettorale è stato introdotto grazie a delle modifiche costituzionali nel 2017, su proposta del partito Sogno Georgiano. A votare è stato quindi il collegio elettorale, composto da 300 membri, tra cui tutti i 150 deputati e rappresentanti locali.
Il voto per il presidente della Repubblica è stato però boicottato dall'opposizione che in questo modo ha negato la legittimità di Mikheil Kavelashvili. Il nuovo presidente, privo di titolo di studio e unico candidato in corsa, è noto per le sue dure dichiarazioni contro l'Occidente e la sua opposizione ai diritti della comunità LGBTQIA+. La carica di capo dello Stato in Georgia, comunque, a seguito di varie riforme, è diventata poco più che cerimoniale.
I voti a favore di Kavelashvili sono stati 224, ha fatto sapere la Commissione elettorale centrale. L'insediamento è previsto per il 29 dicembre, ma l'attuale presidente, Salome Zourabichvili, che, come l’opposizione, è convinta che il voto sia stato truccato, ha affermato di non avere intenzione di dimettersi. ha chiesto inoltre che l'elezione venga ripetuta, per Zourabichvili, la nomina del presidente è una "parodia", è "incostituzionale" e "illegittima". Una richiesta che il capo del governo, Irakli Kobakhidze, ha già rifiutato, affermando inoltre che Zourabichvili "dovrà dimettersi tra due settimane". Kobakhidze ha definito la presidente uscente una "figura tragica che è stata costretta a servire i poteri esterni".
La presidente filoeuropea sostiene anche i manifestanti che da più di due settimane ogni giorno organizzano proteste contro l'annuncio del premier riguardo l'intenzione dell'esecutivo di posticipare al 2028 i negoziati per l'adesione della Georgia all'Unione europea.