Sconcerto, disapprovazione, delusione: sono solo alcuni dei sentimenti scatenati nel mondo politico dal contestatissimo video di Beppe Grillo.
Il fondatore e garante del Movimento 5 Stelle aveva postato un intervento in difesa del figlio Ciro, accusato con altri tre amici di violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazza di 19 anni, fatti avvenuti a Porto Cervo tra il 15 e il 16 luglio del 2019.
Messo in conto lo strazio di un padre che vede il figlio accusato di violenza sessuale, nel video il leader dei 5 Stelle appare scosso, evidentemente fuori controllo, e ripropone, a difesa del figlio, concetti che, nei 5 Stelle ma in generale nel paese, si sperava fossero ormai stati consegnati alla storia: “la denuncia della ragazza è arrivata in ritardo”, “c’è un video che scagionerebbe i ragazzi”, l’ipotesi che la ragazza fosse d’accordo con quello che invece è stato denunciato come un abuso di gruppo. Grillo ha anche utilizzato la circostanza che gli indagati siano a piede libero, per ipotizzare che i magistrati non fossero certi delle accuse, dimenticando che la carcerazione preventiva in Italia non è consentita se non per precise e limitate ragioni. C’è anche un’implicita accusa alla magistratura di voler colpire un leader politico accusando il figlio.
Tutto l’armamentario normalmente sfoderato da chi vuole negare una violenza sessuale screditando la vittima, utilizzato da un personaggio che, piaccia o meno, rimane il leader della forza politica maggiormente rappresentata in parlamento.
Le parole di Grillo ripropongono anche l’antica lotta fra politica e magistratura in Italia, e hanno scosso un movimento che tradizionalmente invece viene dipinto come giustizialista, che aveva lanciato proposte come la soppressione del secondo grado di giudizio, si era sempre scagliato contro i politici che non rispettano il lavoro dei magistrati, e aveva anche sostenuto e fatto approvare la normativa che estende da 6 a 12 mesi il tempo a disposizione per denunciare una molestia sessuale.
I commenti nel mondo politico sono stati durissimi con accuse al comico di essere garantista con sé dopo essere stato giustizialista con tutti gli altri. “Caro Grillo ti devi semplicemente vergognare. – ha scritto Maria Elena Boschi di Italia Viva, spesso oggetto di attacchi da parte dei 5 Stelle - Le tue parole sono piene di maschilismo - ha aggiunto -: quando dici che la ragazza ci ha messo 8 giorni a denunciare fa un torto a tutte le donne vittime di violenza e forse non sai il dolore che passa attraverso quelle donne, che spesso impiegano non giorni, ma settimane per superare magari la vergogna e l’angoscia”.
"Capisco lo sfogo di un padre – ha detto Matteo Salvini - ma mi permetto di dire che è disgustoso, vergognoso e imbarazzante invocare l'innocenza del figlio in base ai giorni attesi da una ragazza per denunciare uno stupro. Questo ci riporta al Medioevo”. “Sono frasi inaccettabili” ha aggiunto il segretario del Pd Enrico Letta.
Ma da Grillo hanno preso le distanze anche molti esponenti di primo piano dei 5 Stelle, dalla sindaca di Torino Chiara Appendino a quella di Roma Virginia Raggi, e anche Giuseppe Conte, che sta lavorando per riorganizzare il partito ed è ormai nuovo leader politico, pur considerando l’aspetto umano, ha sottolineato come nella vicenda ci siano “anche altre persone che vanno protette e i cui sentimenti vanno rispettati, vale a dire la giovane ragazza e i suoi familiari”.
Grillo ha messo il Movimento di fronte al fatto compiuto, prendendo una posizione distante dalla linea da sempre propugnata dal partito, e la vicenda rischia di acuire ancora di più la spaccatura nei 5 Stelle perché dall’altra parte l’ala dura, con Alessandro Di Battista e Paola Taverna, ha difeso il leader, che però appare ora sempre più distante dalla maggioranza del movimento, diviso sul futuro e sul rapporto da tenere con il fondatore.
Sulla vicenda è intervenuta anche l’Associazione nazionale magistrati, ricordando come “sia essenziale per la vita democratica del Paese che i processi, e quelli per violenza sessuale anzitutto, si svolgano al riparo da indebite pressioni”.
Alessandro Martegani