La Commissione europea vuole accelerare il processo di allargamento verso i Paesi balcanici. C’è però una nuova condizione: i Paesi che vorranno entrare nell'organizzazione comunitaria dovranno aver già risolte eventuali dispute confinarie con i Paesi vicini. Il caso che contrappone Slovenia e Croazia rappresenta uno scomodo precedente.
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Nel suo discorso del 2017 sullo stato dell'Unione, il Presidente Jean-Claude Juncker ha ribadito il futuro europeo dei paesi dei Balcani occidentali: "Se vogliamo che nel nostro vicinato regni maggiore stabilità, dobbiamo anche mantenere prospettive di allargamento credibili per i Balcani occidentali." Come ha dichiarato il Presidente: "L'Unione europea conterà piu' di 27 membri. Nei negoziati i paesi candidati all'adesione devono conferire la massima priorità allo Stato di diritto, alla giustizia e ai diritti fondamentali." La prospettiva di adesione dei Balcani occidentali all'UE, basata sul merito, è nell'interesse proprio dell'Unione sotto il profilo politico ed economico nonché' della sicurezza; si tratta di un investimento geostrategico in un'Europa stabile, forte e unita, fondata su valori comuni. Visto il precedente della disputa sul confine ancora in corso tra due Paesi membri come la Slovenia e la Croazia, è stato inserito nel programma strategico di allargamento anche un chiaro avviso: gli Stati che vogliono entrare nell'Ue devono aver già risolti eventuali problemi bilaterali con Paesi terzi, inclusi quelli che riguardano le frontiere. Sul caso specifico Slovenia-Croazia Juncker dichiara: "È una faccenda che come europei ci riguarda, ma che dovete risolvere col dialogo bilaterale. L'esecutivo ha offerto il suo aiuto - ha aggiunto il presidente della Commissione - ma non sono ancora arrivate richieste in merito". Pronta la replica del premier Miro Cerar: "Il confine sloveno-croato non puoi' essere oggetto di alcun accordo bilaterale. Questo confine e' stato ormai stabilito da una Corte internazionale ed il rispetto della sentenza del Tribunale d'arbitrato era stato una delle condizioni per l'adesione della Croazia all'Unione europea". D'altro canto il primo ministro croato Andrej Plenković che a Strasburgo ha incontrato il presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani, ha ribadito che per la Croazia la sentenza della Corte d'arbitrato non è valida perché' viziata da irregolarità compiute da parte slovena. La Slovenia sta adottando provvedimenti unilaterali - ha concluso Plenković - noi restiamo disponibili al dialogo per trovare una soluzione di compromesso".