Il 18 febbraio prossimo, in Croazia, cerimonia d'insediamento del nuovo Capo dello stato e come deciso da Zoran Milanović sarà un appuntamento discreto e semplice a Palazzo Presidenziale.
Milanović sarà infatti, il primo capo dello stato che presterà giuramento al Pantovčak, sede del Palazzo presidenziale e non nella centralissima Piazza San Marco che, racchiusa tra l'omonima chiesa, il Parlamento e il Governo, rappresenta il centro del potere croato. Una decisione che sta dividendo il paese e che in molti salutano ma altri invece stigmatizzano fermamente con posizioni incrociate che arrivano sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Provenienti da quest'ultimo schieramento politico, ad esempio, l'ex presidente, Ivo Josipović la ritiene una "marginalizzazione della figura e del ruolo del Capo dello stato mentre per Stipe Mesić è invece "una scelta da rispettare e al passo con i tempi".
Le posizioni trasversali non risparmiano neppure l'HDZ, anche se la bontà con la quale è stata accolta l'idea di Milanović deriva probabilmente più dai giovamenti che si crede di ottenere dalla mancata promozione di un presidente che appartiene pur sempre alla formazione politica antagonista. Per quanto riguarda gli altri partiti, l'opposizione di centrodestra con il Most-Ponte in testa auspicherebbe una cerimonia solenne come quelle del passato mentre il centrosinistra sosterebbe la decisione del nuovo capo. Ma anche in questo secondo caso il condizionale è d'obbligo perché erano in tanti -specie tra i socialdemocratici- a sperare in una maggiore visibilità grazie alla vittoria ottenuta da Milanović.
Intanto, chiamato a dare il proprio giudizio, il presidente della Corte costituzionale, Miroslav Šeparović ha fatto capire che non ha intenzione di intervenire sulle decisioni del nuovo presidente perché, ha detto "La Costituzione definisce solamente il testo del giuramento che va fatto dinanzi ai giudici della Corte". (lpa)

Foto: EPA
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