Il conflitto ebbe inizio il primo settembre 1939 con l'attacco della Germania nazista alla Polonia e terminò, nel teatro europeo, l'8 maggio 1945 con la resa tedesca e, in quello asiatico, il successivo 2 settembre con la resa dell'Impero giapponese dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. A seguito dell’elevato numero di civili coinvolti venne definita “guerra totale”, ma per molti aspetti è stata anche una guerra ideologica. I morti in Europa sono stimati in 60 milioni e di questi per il 60% si tratta di civili, anche per il loro coinvolgimento nelle guerre di liberazione partigiane. Il Paese che registra più vittime è l’Unione sovietica con 20 milioni di morti. Morirono anche sei milioni di tedeschi. Un milione di morti in Jugoslavia e 460 mila in Italia. Basti questo per far capire la dimensione della tragedia e quanto sia stata importante la costituzione della Comunità europea per il mantenimento della pace e del comune progresso. Quest’anno le celebrazioni in tutta Europa sono all’insegna dello slogan “stare uniti ma non riuniti”, mantenendo così il distanziamento sociale previsto. Il 75esimo anniversario della Vittoria in Europa avrebbe dovuto essere celebrato con una serie di importanti eventi in tutti i Paesi della Comunità e nonostante questo non sia possibile lo spirito che unisce gli europei rimane inalterato. A Lubiana il presidente della repubblica, Borut Pahor, celebrerà la ricorrenza assieme agli ambasciatori degli stati alleati – Francia, Russia, Stati Uniti e Gran Bretagna. A seguire la cerimonia nel Palazzo presidenziale la deposizione in Piazza del Congresso delle corone d’alloro ai piedi del Monumento a tutte le vittime delle guerre e a quanti hanno perso la vita come conseguenza delle guerre.
Miro Dellore