L'associazione dei combattenti per i valori della lotta nazionale di liberazione della Slovenia
dice no alla visita il prossimo tredici luglio del presidente sloveno Borut Pahor alla foiba di Basovizza, prevista all'interno delle celebrazioni organizzate a Trieste in occasione della restituzione del Narodni dom alla minoranza slovena.

"Pensiamo che in questa occasione sarebbe bastato una scambio di cortesie tra i due presidenti e la restituzione del Narodni dom", ci spiega il presidente dell'associazione dei combattenti Marijan Križman, "invece inchinandosi su una foiba vuota significa per il nostro presidente mandare il messaggio che noi sloveni siamo colpevoli del fatto che l'Italia fascista ci abbia attaccato".

Un uso politico e strumentale della storia, che non fa bene secondo Križman alla pacificazione di queste terre. Un'occasione persa, anche secondo il presidente dell'Associazione nazionale partigiani italiani di Trieste, Fabio Vallon. "Una cosa è la restituzione del Narodni dom", dice Vallon, "un'altra cosa è mescolare fatti che non hanno nessun collegamento diretto tra loro, se non quello di voler far pagare un dazio agli sloveni per questa restituzione. L'Italia ad ora non ha mai chiesto scusa per aver aggredito l'allora regno di Jugoslavia nè per tutti i crimini compiuti".

Il fatto che la visita di Pahor alla foiba insieme al suo omologo italiano Sergio Mattarella sarà seguita dalla posa di una corona di fiori anche al monumento dei quattro fucilati di Basovizza, non basta secondo loro a riequilibrare le cose. "Non serve da bilmaciamento", chiarisce Križman, "perchè quei fucilati sono ancora considerati terroristi, mentre si tratta dei primi antifascisti sloveni".

Križman ha detto di non aver perso la speranza che il presidente Pahor possa infine ripensarci, e nel caso così non fosse si penserà a come agire per contrastare questo tipo di politica. D'altronde questo lunedì la cerimonia sarà blindatissima e quindi difficilmente ci potranno essere contestazioni di qualsiasi tipo almeno a Basovizza.

Barbara Costamagna

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria