Nel documentario Boris Pahor racconta della sua infanzia, dell'incendio del Narodni dom di Trieste da parte delle squadre fasciste, il 13 luglio 1920, incendio di cui è stato testimone oculare. Narra delle indicibili sofferenze cui è stato sottoposto durante il suo internamento nei lager nazisti, in particolare in quello di Natzweiller-Struthof in Alsazia, a cui fa riferimento la documentazione filmata del documentario. Pahor fu deportato dai nazisti per aver collaborato con la resistenza antifascista slovena. Nel lager era detenuto come prigioniero politico. Qui ha potuto assistere alla sistematica eliminazione degli ebrei e delle altre categorie etniche e sociali destinate al forno crematorio. Una terribile esperienza personale e collettiva che descrive nel suo capolavoro, Necropoli, che uscì per la prima volta in Slovenia nel 1967 ma dovette aspettare oltre quarant’anni dalla sua prima stesura per essere scoperta, nel 2008, dall’ editore italiano Fazi. Presente in sala al Teatro Miela, Boris Pahor è stato omaggiato da pubblico con un lungo applauso e con il peso dei suoi 106 anni ha avuto un’altra volta la forza di esprimere l’orrore per questa tragedia. Non bisogna mai smettere di raccontare quanto è avvenuto ha sottolineato Pahor- rivolto al pubblico e soprattutto ai giovani, perché siano pronti, sempre, a combattere il risorgere del fascismo e della violenza dell'uomo sull'uomo, per un'Europa democratica e plurale.
Miro Dellore