Pavoneggiarsi, fare la ruota come un pavone, si dice. Già, ma chi li vede più i pavoni? Scomparsi o quasi insieme alle aie di quell'Istria contadina dove non era infrequente incontrali, questi bellissimi uccelli ornamentali continuano a popolare un luogo che non ti aspetti. È il parco dell'Ospedale ortopedico di Valdoltra, un tesoro verde della nostra costa che insieme alle vetuste alberature e la splendida collezione di rose antiche e rare custodisce da lungo tempo anche una piccola colonia di pavoni, grande attrazione per chi visita il parco. I coloratissimi e spettacolari volatili in genere non sono in numero superiore a tre, per una questione di igiene e perché il loro verso acuto e stridulo disturberebbe troppo i degenti.
La presenza dei pavoni fa parte della storia stessa del più che centenario e blasonato ospedale, nato come Ospizio marino nel 1909. Il primo esemplare, e pare fosse un pavone bianco, arrivò a Valdoltra negli scorsi anni Sessanta dal famoso parco delle Isole Brioni, residenza del Maresciallo Tito. Dono di un altro istituto istriano: quello di Rovigno. Da allora i pavoni sono diventati una sorta di marchio di riconoscimento della struttura sanitaria e del suo parco. Gli animali sono oggetto di amorevoli cure e attenzioni, ci racconta l'assistente del direttore Nada Zajec. Come del resto le rose donate nel 1997 dall'ortopedico fiorentino Gianfranco Fineschi, come i grandi alberi e le altre piante mediterranee che ornano il parco. Così quando, alcuni anni fa, l'attacco di una faina fece strage dei volatili lasciando un solo superstite, la colonia fu ricostituita grazie all'intervento di un allevatore. Che ora si è visto restituire il suo generoso gesto con l'affidamento di alcuni dei nuovi nati, che a Valdoltra erano in esubero. Ma attenzione: proprio di affidamento, e non di adozione si tratta. Perché la prudenza non è mai troppa, e la tradizione dei pavoni nel parco dell'ospedale deve continuare.
Ornella Rossetto