Foto: MMC RTV SLO
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"Un quadro della situazione molto chiaro, lo illustrerò al governo e alla coalizione". Cosi il ministro delle finanze, Mateja Vraničar Erman, dopo i colloqui a Bruxelles con il commissario europeo alla concorrenza, Margrethe Vestager. Se la Slovenia vuole prorogare i termini per la vendita della Nova Ljubljanska Banka dovrà mettere in conto anche la proroga dei provvedimenti limitativi nella gestione dell'istituto, con il rischio di doverli addirittura irrigidire. Finchè siamo al tavolo negoziale, esiste sempre la possibilità di un accordo, ha evidenziato il ministro, definendo questa tornata del confronto uno dei tanti passi da compiere nel quadro del processo aperto con la richiesta di Lubiana di cambiare gli impegni inizialmente assunti. Un confronto per capire se c'è spazio di manovra per avvicinare le posizioni e giungere ad un compromesso con la commissione. Non ha voluto spingersi in particolari su quali provvedimenti di compensazione adottare; se ne discuterà in sede di governo, con la stessa NLB e con la holding statale incaricata di gestire il patrimonio statale e di controllare il processo di privatizzazione. Esistono diversi scenari; da un'intesa con l'esecutivo comunitario a quello più negativo per la Slovenia; dichiarare incompatibili e illegittimi gli aiuti statali alla Nova Ljubljanska Banka e proseguire l'iter per la restituzione degli aiuti stessi. Dopo la mancata vendita dell'istituto di credito, l'UE ha più volte sollecitato il rispetto degli impegni assunti da Lubiana nel 2013, quando aveva ottenuto il nullaosta agli aiuti di stato per il salvataggio della NLB, a condizione però che venisse privatizzata nei tempi stabiliti, il 50 percento entro la fine del 2017, il rimanente 25 percento entro la fine di quest'anno. Il governo Cerar ha bloccato la scorsa estate l'iter di vendita, e ha proposto delle soluzioni alternative, tramite una compensazione finanziaria per aiutare le piccole e medie imprese e garantire competitività sul mercato, proposta però bocciata dalla commissione Juncker.