L'11 novembre 2000, 167 passeggeri e un conduttore si trovavano sulla funicolare di Kaprun, a pochi chilometri da Salisburgo, per una gita mattutina sulle piste da sci. In una delle cabine di guida una piccola stufa per il riscaldamento si surriscalda e intacca il fluido idraulico infiammabile dall'impianto frenante. Il treno si ferma 600 metri dentro al tunnel mentre le fiamme iniziano a spargersi velocemente lungo il convoglio e in poco tempo avvolgono tutto e tutti mentre le porte rimangono bloccate. Nel convoglio si scatena il panico. Le vittime si ritrovano a respirare fumi tossici e perdono conoscenza. Qualcuno riesce a infrangere i vetri dei finestrini, dodici persone nel fondo del convoglio riescono a mettersi in salvo, mentre gli altri restano intrappolati nel treno avvolto dalle fiamme a dai miasmi tossici. 155 persone perdono la vita, 92 austriaci, 37 tedeschi, 10 giapponesi, 8 statunitensi, 4 sloveni, due olandesi, un britannico e un cittadino ceco.
I difetti strutturali dei convogli e in particolare la mancanza di meccanismi di sicurezza hanno avuto un ruolo fondamentale nella tragedia. Per riconoscere i morti è stato necessario l'esame del DNA. La funicolare non è mai stata riaperta dopo il disastro ed è stata sostituita da una cabinovia. Le stazioni sono state ovviamente abbandonate e il tunnel sigillato. Nel 2004 il tribunale di Salisburgo ha assolto dall'accusa di negligenza criminale tutti e 16 gli indagati. L'11 novembre 2004 è stato ufficialmente inaugurato un memoriale alle vittime. Negli anni successivi 451 parenti delle vittime hanno trovato tramite vie legali un accordo per un risarcimento complessivo di circa 16 milioni di euro. Gran parte del denaro è servito per saldare le parcelle degli avvocati. In occasione del 20-esimo anniversario dell'incidente stamane a Kaprun si è svolta una funzione religiosa. A causa della pandemia la cerimonia si è svolta all'aperto e le autorità locali come pure i rappresentanti del governo austriaco non sono stati invitati.


Corrado Cimador


Foto: EPA
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