Sono oltre 38 milioni le persone che emigrano dall'area del Mediterraneo, il 14,9% del totale, a causa dell'insicurezza alimentare, un fenomeno che l'Unione europea potrebbe combattere lavorando alla costruzione di un futuro più sostenibile per tutti. Lo mostrano i dati presentati ieri al Forum internazionale Barilla a Bruxelles.
"Crediamo che l'Unione Europea, con il suo patrimonio e le sue competenze nel settore alimentare, possa e debba fare di più per raggiungere un futuro alimentare sostenibile per tutti”, ha spiegato Paolo Barilla, vicepresidente del Barilla Center for Food & Nutrition (Bcfn). “Abbiamo – ha continuato - 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile da centrare entro il 2030 e il cibo e il modo in cui lo produciamo giocheranno un ruolo fondamentale per riuscirci. Per questo motivo, riteniamo che l'Ue debba passare da una Politica Agricola Comune, orientata all'aumento della produzione, a una Politica Agroalimentare Comune che includa obiettivi di rendimento per la nutrizione e la salute”. Secondo il vicepresidente le decisioni che verranno prese in quest'ottica “avranno ripercussioni future sull'ambiente e potranno cambiare, o almeno influenzare, anche i flussi migratori”, e questo sarebbe un “cambiamento epocale”, che “passa da tanti fattori, uno di questo sono i giovani e le donne, portatori da sempre di valori di cambiamento".
Il nodo emissioni
Nel convegno sono stati discussi e messi in relazione i temi della produzione agricola globale ed europea con quello delle migrazioni. I dati mostrano che il settore alimentare in Europa causa tra il 20% e il 35% delle emissioni di gas serra e a lungo andare i cambiamenti climatici rendono impossibile produrre cibo e causano migrazioni. Degli oltre 257 milioni di persone che migrano nel mondo, sono poco meno di 35 milioni (13,5% del totale di chi emigra) quelli che si spostano verso l'area del Mediterraneo, mentre oltre 38 milioni di abitanti (14,9% del totale) lasciano quest'area e lo fanno soprattutto a causa dell'insicurezza alimentare. Ed è una cifra molto alta se si pensa che si tratta dell'1,9% della popolazione che si sposta, rispetto allo 0,4% che lo fa per fuggire ogni anno dalla guerra. Una Politica agroalimentare comune si dovrebbe fondare, nell'idea avanzata al convegno, su un approccio integrato al cibo che guardi anche agli aspetti di salute, nutrizione e sostenibilità.
Alfonso Bianchi
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue