Si affida a un veterano dei Balcani la diplomazia europea, che vuole rilanciare il suo ruolo nella difficile partita alla ricerca di un compromesso tra Serbia e Kosovo. Venerdì il consiglio dell'UE ha nominato il diplomatico slovacco Miroslav Lajčák a rappresentante speciale dell'Unione al dialogo tra Pristina e Belgrado.
Negli ultimi anni l'azione europea nel muro contro muro tra Serbia e Kosovo si è gradualmente appannata, e il successo degli accordi di Bruxelles, firmati nel 2013, ma mai veramente applicati, è solo ricordo sbiadito.
A prendere le redini del negoziato, arenatosi nel novembre 2018 – quando Pristina ha imposto pesanti dazi doganali alle merci serbe e bosniache, solo recentemente rimossi – sono stati gli Stati Uniti di Donald Trump, che sotto la spinta dell'inviato speciale Richard Grenell hanno ottenuto alcuni passi in avanti.
USA ed Unione europea si sono allontanate ancora di più con la crisi di governo che a fine marzo ha affossato in Kosovo l'esecutivo del nazionalista “di sinistra” Albin Kurti: una mossa supportata dall'amministrazione Trump, ma contestata nelle principali capitali europee, che temono che il presidente americano sia pronto a concedere uno scambio di territori – ritenuto molto pericoloso – pur di chiudere un'intesa tra Kosovo e Serbia.
Bruxelles si gioca quindi la carta Lajčák, già alto rappresentante in Bosnia Erzegovina, per tornare a contare nella difficile partita. Una nomina che, però, in Kosovo è stata accolta con molte riserve, visto che Lajčák è slovacco, e Bratislava è una delle cinque capitali europee che rifiuta ancora caparbiamente di riconoscere l'indipendenza del Kosovo.
Francesco Martino