Dall'"impegno di Bled" all'accesso all'Unione europea, il destino dei Balcani occidentali è in un momento decisivo con vista su un traguardo storico, tanto per la regione quanto per l'Europa unita. L'incontro andato in scena a Skopje ha posto l'accento anche sulla data di accesso del 2030 rilanciata dal presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al Forum Strategico di Bled ma non solo. Nell'ambito del Processo Brdo-Brioni, infatti, i leader di Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia hanno ribadito ancora una volta di appartenere a una regione nel cuore dell'Europa, circondata dall'Ue, di cui sono parte integrante per ragioni geografiche, storiche, politiche e culturali.
Inevitabile quindi l'impegno a sottoscrivere un comunicato congiunto nel quale si legge che è necessario rafforzare sia il dialogo strategico con le istituzioni europee, sia gli sforzi per attuare le riforme nella regione. La dichiarazione, adottata all'unanimità, sottolinea anche la necessità di impegnarsi per l'adattamento al cambiamento climatico e di adottare misure che rendano le società vitali e quindi mantengano i giovani nella regione, rallentando i fenomeni migratori e il brain drain, un tema caro alla presidente Pirc Musar, che proprio al Forum di Bled aveva presieduto un dibattito con alcuni giovani della regione. Milanović da par suo ha mandato una frecciata a Bruxelles, chiedendo più fondi per poter accompagnare il percorso di integrazione dei paesi coinvolti.
Quel che è certo è che unanime è stato anche il consenso per far seguire un piano d'azione alla dichiarazione congiunta. L'appuntamento con i negoziati europei di dicembre è troppo importante per essere lasciato solo alle dichiarazioni d'intenti.
Valerio Fabbri