Guardia di frontiera Foto: EPA
Guardia di frontiera Foto: EPA

Il parziale accordo, raggiunto dai ministri degli Interni dell’Ue, prevede che la guardia di frontiera e costiera abbia competenze simili all'agenzia per i confini interni Frontex, potrà infatti garantire sostegno tecnico e operativo ai Paesi Ue nel rimpatrio dei migranti illegali e aiutare ad identificare i cittadini dei paesi terzi.

La guardia di frontiera, che ora può operare fuori dall'Unione europea soltanto nei paesi limitrofi, grazie alla riforma, potrà esercitare anche in paesi terzi, a patto che questi lo consentano. L'Ue in questo modo porta' stipulare patti con i paesi che permetteranno la collocazione delle squadre per la gestione delle frontiere e il rimpatrio dei migranti.

Non è però ancora stato raggiunto un accordo sull'istituzione di unità permanenti di 10.000 guardie di frontiera fino al 2020 che costituisce parte integrante della riforma. I Paesi membri dell'Unione ritengono infatti che la tabella di marcia sia irrealistica. Nelle ultime settimane si parlava della possibilità di garantire 5.000 uomini entro il 2020 e 10.000 entro il 2027. Secondo il ministro degli Interni austriaco, Herbert Kikcl, però questo è un obiettivo molto ambizioso. Un numero così alto di effettivi qualificati non si può comprare in un supermarket, non si può solo premere un bottone e questi appariranno magicamente, ha detto Kickl.

Inoltre, l'Unione non ha ancora sciolto tutti i dubbi riguardo la sovranità. I Paesi membri temono che il rafforzamento delle competenze delle guardie di frontiera possa rappresentare un'intromissione nella sovranità nazionale, ma la Commissione europea ha nuovamente ribadito che questi dubbi sono soltanto una conseguenza di malintesi.