Questa settimana a Vienna ha preso il via il primo procedimento civile contro autorità sanitarie accusate di non aver fatto il possibile per evitare lo scoppio di un focolaio di Covid-19.
Al centro delle accuse è la sanità tirolese alla quale si contesta la tempistica nell'affrontare il focolaio che lo scorso marzo scoppiò nella popolare località sciistica di Ischgl, da dove poi migliaia di persone provenienti da tutta Europa, prima che si dichiarasse l'area rossa, hanno portato il virus in ben 45 paesi diversi. Più di 6000 persone coinvolte nell'accaduto hanno deciso di denunciare le autorità sanitarie del land per negligenza, visto che sino ad ora queste si sono sempre lavate le mani, facendo ricadere la colpa addirittura sul governo centrale.
Il processo parte dalla morte per Covid di un settantaduenne che nello scorso mese di marzo aveva trascorso un periodo di villeggiatura proprio in questa località e la cui famiglia ha deciso di agire legalmente ritenendo che le autorità siano intervenute almeno con 48 ore di ritardo pur essendo a conoscenza della situazione; cosa che è stata confermata anche da una commissione indipendente di esperti che hanno giudicato l'intervento tardivo visto che le segnalazioni erano giunte proprio due giorni prima.
I promotori del giudizio civile, che punta a ottenere un risarcimento per i danni subiti, sottolineano come a livello locale si siano prese decisioni mossi più dalla volontâ di proteggere gli interessi economici degi operatori turistici che dalla intenzione di contenere il più possibile il rischio sanitario dei contagi.
Barbara Costamagna