"Ho deciso di iniziare uno sciopero della fame, chiedo il rispetto della legge e che un medico di mia scelta sia autorizzato a visitarmi". Con un breve appunto manoscritto - fotografato e reso pubblico dai suoi avvocati attraverso il suo account Instagram - Alexey Navalny ha annunciato mercoledì scorso di voler intraprendere una nuova forma di protesta contro le autorità penitenziarie russe.
Arrestato al ritorno in patria lo scorso gennaio e condannato a due anni e otto mesi di reclusione con l'accusa di avere violato la libertà vigilata in seguito ad una precedente condanna - considerata da molti osservatori come politicamente motivata - Navalny lamenta lancinanti dolori alla schiena e ad una gamba, e denuncia l'impossibilità di ricevere cure adeguate.
Sempre secondo l'avvocato e blogger - diventato in questi anni il volto più noto dell'opposizione al presidente Vladimir Putin - i secondini della colonia penale in cui si trova, a circa 100 chilometri dalla capitale Mosca, non gli permettono di dormire, una pratica che ha definito "una forma di tortura". Tutte accuse rigettate però dal Cremlino, che definisce la prigione come "la migliore e più confortevole" in tutta la Federazione Russa.
Nell'agosto 2020 Navalny si era sentito male durante un volo sulla Siberia, e dopo forti pressioni internazionali era stato trasferito in Germania per le cure, che hanno accertato un tentativo di avvelenamento con il famigerato "Novichok", secondo lo stesso oppositore organizzato dal Cremlino. Nonostante i rischi, Navalny ha poi deciso di tornare in Russia, affrontando così una sicura condanna.
Francesco Martino