L'Ungheria potrebbe non svolgere credibilmente il compito di Paese presidente di turno del consiglio dell'Unione europea. Numerosi europarlamentari hanno espresso questo timore, in una risoluzione che ha ottenuto il sostegno dei tre principali partiti del Parlamento europeo: il PPE , i Socialisti e Democratici e i liberali del Renew Europe. La risoluzione è passata con 442 sì, 144 no e 33 astensioni: tra i favorevoli, anche i gruppi dei Verdi e della Sinistra.
Una risoluzione, però, che non è giuridicamente vincolante, visto che il Parlamento non può, in alcuna maniera, modificare l’assegnazione della presidenza di turno, compito che spetta invece al Consiglio. Si tratta quindi solamente di una segnalazione al Consiglio europeo che viene così chiamato a "intervenire per proteggere i valori condivisi". Anche la ministra tedesca agli Affari Europei, Anna Lührmann, ha espresso "dubbi sulla capacità dell'Ungheria di condurre una presidenza del Consiglio di successo".
I promotori della mozione chiedono, inoltre, al governo ungherese di "allineare il sistema elettorale agli standard internazionali, soprattutto in vista delle prossime elezioni europee del 2024".
D'altronde da tempo il governo di estrema destra di Viktor Orbán è in lotta con le istituzioni europee su diversi temi: dai diritti civili a quelli delle minoranze, dall'indipendenza del sistema giudiziario al rispetto della libertà di stampa, tanto che lo scorso anno la Commissione europea aveva ufficialmente proposto di congelare 7,5 miliardi di euro dei fondi comunitari spettanti all'Ungheria, proprio perché il Paese non aveva ancora compiuto i necessari progressi nella lotta alla corruzione. Con una parziale riforma del sistema giudiziario a fine 2022 erano stati sbloccati i fondi del Pnrr, ma le tensioni sono ancora in piedi, perchè Budapest deve ancora adempire al grosso delle richieste.
Barbara Costamagna