Il rapporto della Corte dei conti Europea rileva, tra le varie cose, che i treni non funzionano quasi mai alla massima velocità, ma al 45 percento del loro potenziale. La corte oltre a sollevare la questione di sana gestione finanziaria - afferma che le linee in questione erano in sei paesi dell'UE: Francia, Spagna, Italia, Germania, Portogallo e Austria. Dal 2000, l'UE ha cofinanziato investimenti nelle linee ferroviarie ad alta velocità per 23,7 miliardi di euro. Gli auditor della Corte, nei sei Stati membri, hanno analizzato la spesa effettuata per oltre 5 mila chilometri di linee ad alta velocità, coprendo circa il 50 percento dell'intera rete ferroviaria AV dell'UE. Hanno riscontrato che, sebbene la lunghezza delle reti AV nazionali stia aumentando, l'obiettivo stabilito dall'UE di triplicare la lunghezza delle linee ferroviarie ad alta velocità - fino a 30 mila chilometri, entro il 2030 non sarà raggiunto - oggi ce ne sono 9 mila. "Un piano non supportato da analisi credibili secondo la Commissione europea che non ha contestato il fatto che l'UE avesse un mosaico di servizi ferroviari ad alta velocità, ma ha affermato di aver effettuato un'analisi economica "rigorosa" e di avere un piano strategico a livello UE. Dal rapporto emerge poi che l'Italia spende circa il doppio per le linee ferroviarie ad alta velocità rispetto a Germania, Francia e Spagna. Nel Bel Paese, in particolare, ogni chilometro di linea super veloce, realizzato finora, è costato 28 milioni di euro, contro i 13 dei tedeschi, i 15 dei francesi e i 14 degli spagnoli.