Secondo le informazioni riportate dai media serbi, l’aggressore si trovava con i suoi amici, quando un litigio lo ha fatto andare a casa. Poco dopo è tornato con un fucile automatico e da lì è iniziato il peggio. Ha iniziato a sparare, è salito in macchina e ha continuato l’attacco in movimento. Un tragico massacro, definito dalle autorità come un “atto terroristico”, è costato la vita a otto persone, e ne ha ferite tredici. Tutte le unità speciali del ministero dell’Interno serbo hanno iniziato immediatamente a cercare l’aggressore, con l’ausilio di elicotteri, droni e cani da ricerca. Dopo una massiccia caccia all’uomo, il killer è stato fermato a Kragujevac, una città lontana 100 chilometri da Belgrado. Le forze dell’ordine hanno anche perquisito la sua abitazione, dove sono state trovate armi, esplosivo e quattro bombe a mano, facendo insinuare che fosse già pronto da tempo a un simile attacco.
Nonostante l’arresto dell’aggressore, la Serbia resta sotto shock, in quanto la sparatoria è avvenuta solo un giorno dopo la tragedia di Belgrado, dove uno studente di 13 anni ha ucciso otto compagni di classe e una guardia giurata. Proprio oggi sono iniziati tre giorni di lutto nel Paese, proposti dai sindacati che vogliono richiamare l’attenzione sulla tragica situazione in cui si trovano. Ma purtroppo, gli incidenti non sono finiti, infatti un nuovo attacco è stato segnalato dalla capitale, durante il quale una studentessa di 15 anni ha accoltellato un suo compagno e un insegnante, ma per adesso sembra che i due non siano feriti gravemente.
Dopo la sparatoria di ieri stanno arrivando molti messaggi di cordoglio al popolo serbo e ai familiari delle vittime, e i rappresentanti dell’Unione europea hanno sottolineato la loro vicinanza alla Serbia in questi giorni difficili. Anche il primo ministro sloveno Golob, tramite un messaggio su Twitter, si è detto vicino al Paese, definendo “riprovevole, incomprensibile e profondamente scioccante” il massacro avvenuto ieri sera.
B.Ž.