Un aggiornamento ufficiale è atteso entro 48 ore, ma la correlazione, sia pur con un meccanismo ancora ignoto, fra la somministrazione del vaccino prodotto da AstraZeneca, ora ribattezzato “Vaxzevria”, e alcuni casi di trombosi, sia pur rarissimi e limitati ad alcune categorie di pazienti, ora viene ammessa anche dal personale dell’EMA, l’Ente europeo del Farmaco.
Fino alla settimana scorsa l’Ente, che ha riunito il comitato di vigilanza sui rischi dei farmaci, aveva sempre dichiarato di non avere prove scientifiche sul rapporto di causa ed effetto tra trombosi e somministrazioni, ma ora sembra intenzionato a emanare una “raccomandazione aggiornata”, che includerebbe la trombosi tra le reazioni avverse al vaccino. “Ormai possiamo dirlo – ha dichiarato al Messaggero Marco Cavaleri, responsabile della strategia sui vaccini dell'EMA - è chiaro che c’è un’associazione con il vaccino, anche se cosa causi questa reazione ancora non lo sappiamo”. Parole che hanno fatto rapidamente il giro d'Europa anche se l'Organizzazione mondiale della Sanità ha ribadito che “al momento non ci sono legami fra i casi di trombosi e AstraZeneca”.
Dichiarazioni contraddittorie, che hanno spinto anche la Commissaria alla Salute Stella Kyriakides a intervenire chiedendo all’Ema una comunicazione più trasparente e annunciando che la valutazione dell’Ema sul vaccino anti Covid di AstraZeneca è “prevista per mercoledì sera”.
In ogni caso si tratta di casi ancora molto limitati: finora nel mondo sono stati registrati 62 casi di trombosi venosa cerebrale dopo l’inoculazione del vaccino., 44 nei 30 Paesi dello spazio economico europeo su più di nove milioni di dosi somministrate. Il Regno Unito ha comunicato di aver registrato 30 casi su un totale di 18 milioni di iniezioni. La maggior parte dei casi sono stati riscontrati fra la popolazione sotto i 50 anni, otto su dieci sono donne.
Numeri che rientrerebbero fra i comuni rischi di qualsiasi farmaco, ma che hanno comunque spinto alcuni paesi a limitare l’uso del vaccino Vaxzevria. La Germania ha già deciso di riservare questo vaccino alla popolazione con più di 60 anni, utilizzando un altro presidio per la seconda dose di chi lo aveva già ricevuto; la Francia lo somministra solo agli over 55, mentre Olanda, Norvegia e Danimarca hanno deciso per ora di sospendere.
Roma ha riunito i tecnici dell’Agenzia italiana del farmaco e del ministero della Salute in attesa della decisione dell’Ema, ma una limitazione sarebbe un altro colpo dalla già difficile campagna vaccinale italiana, visto che quello di AstraZeneca è il vaccino più importante per la vaccinazione di massa del paese. In Slovenia invece, il governo ha detto di voler attendere la fine delle indagini dell’EMA prima di decidere, non escludendo, dopo le indicazioni dell’Agenzia, di procedere alla seconda vaccinazione con un altro tipo di vaccino per le categorie esposte a qualche rischio.
L’EMA, in effetti, più che a indicare una vera e propria limitazione dell’uso del vaccino, sembra piuttosto intenzionata indicare nella “raccomandazione aggiornata” rischi e benefici per ogni categoria, inserendo i casi di trombosi tra gli eventi avversi del vaccino e lasciando ai governi il compito di valutare l’uso di Vaxzevria.
In tutto questo assorda il silenzio da parte di AstraZeneca che, dopo i contrasti con Bruxelles sulle forniture e sul rispetto dei contrasti, non sembra intenzionata a muoversi in prima persona per difendere la sicurezza e l’efficacia del proprio prodotto.
Alessandro Martegani