A pochi giorni dal varo della riforma del Patto di stabilità e crescita, l’Ecofin informale di Stoccolma è stato una prima occasione di confronto fra i ministri dell’economia dell’Unione europea e dell’Eurogruppo.
I primi responsi, ha detto il commissario europeo all'Economia, Paolo Gentiloni, sono stati incoraggianti: “Sulla riforma del Patto di stabilità e crescita – ha aggiunto - stiamo lavorando nella giusta direzione”.
Fra i temi trattati c’è stato anche l’appoggio all’Ucraina: l’Unione europea, ha aggiunto Gentiloni a margine dei lavori, è fiera di essere “leader a livello globale nel sostegno economico all'Ucraina, ma - ha aggiunto - dobbiamo iniziare a ragionare sulla ricostruzione”.
Accanto ai grandi temi comuni, l’attenzione della riunione è stata anche puntata sui casi dei singoli stati come l’Italia, che ha approvato a fatica, con una bocciatura non prevista, il documento di economia e finanza (Def) e che in generale fa fatica a recuperare quella credibilità di cui aveva goduto nel corso del governo guidato da Mario Draghi.
Una situazione di cui il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, giunto a Stoccolma con un giorno di ritardo proprio per seguire l’approvazione del Def (che ha rivelato i malumori nella maggioranza), è consapevole, e che lo ha costretto a mediare fra le ragioni di Bruxelles e di bilancio, e le promesse elettorali della maggioranza di centro destra.
Uno dei punti critici è la ratifica da parte di Roma della riforma del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, detto anche fondo salvastati: uno strumento che tutti i paesi Ue hanno ratificato, tranne l’Italia, e che divide Roma dal resto dell’Unione europea.
La premier Meloni ha detto più volte di essere fieramente contraria al sistema, che crea una sorta di scudo contro le crisi bancarie, per il timore di dover cedere parte della capacità decisionale di Roma sulla politica economica, ma le pressioni aumentano: “La ratifica anche da parte dell'Italia della riforma del Mes sarebbe positiva - ha detto la presidente della BCE Christine Lagarde, che ha incontrato lo stesso Giorgetti - perché darebbe una rete di protezione in caso di difficoltà e sarebbe effettivamente utile a tutti i membri che hanno ratificato il Trattato”.
Giorgetti si è limitato a dire che “sul Mes bisogna approfondire e lo faremo”, ma la firma del Mes potrebbe essere una sorta di moneta di scambio per far chiudere un occhio a Bruxelles sui conti italiani e soprattutto sull’andamento del Pnrr, che non starebbe procedendo come previsto, anche se lo stesso Gentiloni, riguardo lo sblocco della terza rata del Pnrr italiano, ha detto che la Commissione e le autorità italiane “stanno lavorando in modo molto positivo”.
Alessandro Martegani