In Austria i gestori degli impianti di risalita si dicono pronti a riaprire, anche se ufficialmente per ora non è ancora stata presa alcuna decisione e i dubbi restano tanti, soprattutto in Tirolo e nel Vorarlberg, le due regioni trainanti del settore, dove è ancora vivo il ricordo del focolaio di Ischgl.
Da Vienna sembrano, invece, arrivare altri segnali, dopo che i ministri delle finanze Gernot Blümel e quella del turismo Elisabeth Köstinger, hanno detto che si parte. Resta solo da stabilire la tempistica e le modalità.
D’altronde anche a livello europeo l’Austria ha fatto capire di essere contraria alla proposta fatta dal premier italiano Giuseppe Conte di rinviare a tempi migliori l'avvio della stagione invernale in tutte le stazioni sciistiche europee, con un “lockdown” concordato a livello Ue.
Una situazione complicata per Vienna che teme che anche se decidesse di andare per la propria strada riaprendo tutto senza tener conto delle scelte fatti dagli altri paesi europeri, vengano comunque a mancare i turisti, soprattutto quelli provenienti dalla vicina Germania. Il presidente della Baviera Markus Söder ha dichiarato, infatti, di condividere l'opinione del collega italiano, dicendosi intenzionato a non aprire i propri impianti; nel qual caso l'Austria potrebbe rientrare per i vicini bavaresi tra le zone a rischio, con conseguente quarantena o tampone per chiunque ritorni dalle sue località sciistiche.
Gli austriaci, comunque, attraverso la loro ministra al turismo continuano a difendere l’ipotesi di riapertura delle piste per un settore che dicono frutti in media 2 miliardi all’anno e che quindi in caso venisse imposto il lockdown generale dovrebbe, secondo Vienna, poter contare su risarcimenti a livello europeo.
Barbara Costamagna