Quella della produzione di auto elettriche in Europa è una partita che paradossalmente coinvolge sempre di più le società cinesi. Vista la previsione di un’esplosione delle richieste in un futuro nemmeno troppo lontano, le società cinesi che producono veicoli elettrici dovranno stabilire delle fabbriche sul Vecchio Continente, per offrire agli europei veicoli ecologici ad un prezzo inferiore (si parla di suv elettrici a meno di 30 mila euro), rispetto ai concorrenti europei.
Uno dei primi paesi a farsi avanti era stato proprio l’Italia, che punta a realizzare sulla penisola almeno un milione di auto all’anno, ma è stata progressivamente abbandonata da Stellantis, titolare del marchio Fiat. Da tempo si parlava dei contatti fra Giorgia Meloni e il colosso cinese dell’auto BYD, ma nelle ultime settimane la trattativa è saltata e la società, che ha già progettato un impianto in Ungheria, sembra intenzionata ad optare per la Spagna, ma anche la Francia si è fatta avanti: il ministro dell'Economia della Francia, Bruno Le Maire, ha dichiarato nel corso di un incontro pubblico in occasione della visita a Parigi del presidente cinese Xi Jinping, che “BYD e l'industria automobilistica cinese sono più che benvenute”.
L’Italia sembra dunque aver perso la partita con il colosso BYD, ma il ministro dello sviluppo economico e del made in Italy, Adolfo Urso, avrebbe avviato contatti con Dongfeng Motor Group, azienda cinese, già partner di Stellantis, che sta valutando se stabilire un impianto in Italia in grado di produrre oltre 100 mila veicoli all’anno.
Urso aveva precedentemente rivelato anche contatti con Tesla e altre case automobilistiche cinesi, oltre a BYD, come Chery, che ha già siglato un accordo per costruire una fabbrica a Barcellona, e Great Wall Motor.
Tutto questo però avviene in una fase molto delicata sulle auto elettriche in Europa, con Bruxelles che, sensibilizzata dai produttori del vecchio continente che temono la politica dei prezzi cinese, sta valutando se le società cinesi di auto elettriche siano eccessivamente sostenute da Pechino e se sia necessario imporre dei dazi.
Alessandro Martegani