Erano passati sei mesi dall'accordo Pahor-Kosor sull'arbitraggio che doveva risolvere l'annosa vertenza di confine tra Slovenia e Croazia e Borut Pahor ha pensato di poter spronare al dialogo anche il resto dei Balcani occidentali, nome che Bruxelles ha dato al resto dell'ex Jugoslavia più l'Albania. E' nata così un'iniziativa diplomatica che rappresentava una sfida alla diplomazia dei grandi che in effetti avevano le loro riserve da lesa maestà. Infatti, nel giro di tre anni è nato anche il cosiddetto processo di Berlino, un'idea più o meno analoga lanciata da Angela Merkel, però sorretta dalla potenza economica tedesca e occidentale. Contenti tutti, i leader occidentali sanno intervenire come ospiti agli incontri Brdo-Brioni: dalla stessa Merkel al francese Hollande e a Joe Biden in qualità di vice di Obama. Oggi doveva esserci Macron, però verrà un'altra volta. Ad ogni modo il momento non è dei più felici.
L'allargamento ai Balcani non è da un bel po' di tempo una priorità dell'Unione europea, ne' a qualche singolo paese candidato, figuriamoci alla regione intera. Ma le ambizioni diplomatiche del presidente Pahor, non si sa quanto tutto il discorso interessi al capo dello stato croato Milanović, vanno comunque a cozzare contro una serie di dispute bilaterali che impediscono la normalizzazione in questa parte del continente come una delle condizioni chiave nel suo avvicinamento all'Unione europea. Nei giorni scorsi Pahor ha visitato tutte le capitali coinvolte, ha incontrato anche i tre membri della presidenza bosniaco-erzegovese ai quali in marzo aveva chiesto, maldestramente o no, se fosse possibile una disintegrazione pacifica del loro paese facendo scoppiare lo scandalo del non paper, attribuito alla Slovenia e che propone l'annessione di quasi tutta la Republika Srpska alla Serbia, e dell'Erzegovina croata alla Croazia mentre il Kosovo e parti di Macedonia e Montenegro andrebbero a far parte dell'Albania. La conferenza di Brdo dovrebbe approvare oggi una dichiarazione contro la revisione dei confini, ma il presidente serbo Vučič non intende firmarla, se non sarà aggiunta la dizione '' in armonia con la Carta dell'ONU'', leggi Kosovo è Serbia.
Boris Mitar