Il Belgio è diviso: metterlo al bando o lasciare che la democrazia faccia il suo corso? Al centro delle polemiche c'è Islam, acronimo dei termini integrità, solidarietà, libertà, autenticità e moralità. Ma che di fatto, come suggerisce il nome, è il partito islamista che mira a conquistare spazio politico in 28 Comuni belgi che a breve apriranno le urne. E chissà, magari fra un anno, a entrare al Parlamento europeo.
Il partito e la proposta sui bus
Un partito che si richiama a valori religiosi di per sé non è nulla di nuovo, come insegna la Democrazia cristiana in Italia o la Cdu di Angela Merkel in Germania. Quello che preoccupa una parte sempre più consistente del Belgio è che in un paese che fa i conti con il radicalismo di matrice islamica ci sia una formazione politica che, come dichiarato da alcuni suoi esponenti, voglia portare la sharia, la legge coranica, all'interno dell'ordinamento dello Stato. E che proponga, tra le altre cose, la segregazione dei sessi nei mezzi pubblici: “Nei bus, gli uomini tutti davanti e le donne dietro”, dice Redouane Ahrouch, uno dei fondatori di Islam che lavora proprio nell'azienda di trasporti pubblici di Bruxelles. Il motivo? “Nelle ore di punta, alcuni uomini, specie quelli di origine straniera”, ne approfittano per “appoggiarsi” alle donne se non per “palpeggiarle”.
Tensioni nella società belga
Ahrouch è consigliere comunale ad Anderlecht, uno dei Comuni che compone l'agglomerato della regione di Bruxelles. Ed è proprio nella capitale belga ed europea che Islam punta a ottenere il maggior numero di consensi, forte del 25% della popolazione residente di religione musulmana. E anche delle crescenti tensioni interne alla società, acuitesi dopo gli attentati che colpirono la metro e l'aeroporto di Bruxelles nel 2016. Senza dimenticare che dalla stessa capitale, per la precisione da Molenbeek, partirono alcuni membri del commando terrorista che ha colpito Parigi il 13 novembre 2015.
I nazionalisti all'attacco
Dopo quei fatti, nel paese è cresciuto il clima d'odio e di intolleranza verso la comunità musulmana. Una divisione che ha favorito l'ascesa dei movimenti di destra e anti-immigrazione, come i nazionalisti fiamminghi di N-VA, uno dei perni del governo del “moderato” Charles Michel. E' proprio uno dei ministri della N-VA, Theo Francken, titolare dell'immigrazione, ad aver usato le parole più dure nei confronti di Islam: “Nel loro mondo governato dalla sharia, le donne non hanno diritti. Qui vogliono cominciare con la segregazione nel trasporto pubblico. Questo partito è rivoltante”. Altri, come i liberali, chiedono di inserire il principio della laicità nella Costituzione belga per fermare la possibile avanzata di Islam. E c'è chi propone persino di sciogliere il partito.
I "moderati" del partito
Fatto sta che proprio questo clima di intolleranza potrebbe consentire a Islam di fare proseliti nella comunità musulmana. Tanto più che alcuni suoi esponenti stanno cercando di ammorbidire, almeno nelle dichiarazioni, le posizioni più estreme:
Il partito dice che vuole deviare dalla sua immagine di partito religioso. "Difendiamo i valori e non i dogmi. Quelli li lasciamo alla religione, vogliamo aiutare i nostri concittadini, indipendentemente dal loro credo", ha spiegato all'agenzia Belga Talal Magri, coordinatrice della campagna elettorale in Vallonia. E sulla sharia? “E' come un sacco, prende la forma di cio' che mettiamo dentro. E poi la Costituzione belga già coincide per l'80% con il Corano”, dice il presidente del partito Abdelhay Bakkali Tahiri.
Articolo realizzato nell'ambito del progetto Europa.Today e con il finanziamento del Parlamento Ue