Dopo le polemiche sul recente accordo con Bruxelles, il fronte dei fautori della Brexit si ricompatta intorno al ritorno di quello che considerano un simbolo del Regno Unito sovrano e indipendente: il passaporto color “blue navy”. Già, perché nel 1988, Londra decise di adeguarsi al colore in uso nel resto dell'Unione europea, ossia il rosso bordeaux. Ma adesso che la Brexit è cosa fatta (o almeno cosi' sembra), il segretario di Stato per l'Immigrazione, Brandon Lewis, ha annunciato che a partire dall'ottobre 2019 sarà di nuovo in vigore il vecchio passaporto blu con le scritte dorate.
Il nuovo documento sarà dotato di sistemi di sicurezza "per evitare frodi e contraffazioni". "Si tratta di un'opportunità unica per ripristinare la nostra identità nazionale e aprirci una nuova strada verso il mondo", ha affermato Lewis. L'annuncio è stato salutato con entusiasmo dall'euroscettico Nigel Farage. "Il ritorno ai passaporti britannici significa che stiamo tornando a essere un paese vero e proprio. Ci viene restituita la nostra identità nazionale", ha twittato Farage. "Ritorna il grande passaporto britannico", scrive con soddisfazione il tabloid The Sun, che aveva fatto una campagna stampa a sostegno del vecchio documento.
Tanto entusiasmo, insomma. Peccato, pero', che dietro la vicenda del passaporto vi sia una sorta di bufala, usata dai promotori dei leave per sostenere l'immagine del Regno Unito “piegato” ai diktat dell'Ue. La verità è che nessuna legge europea impone agli Stati membri il colore da usare per i passaporti. Tant'è vero che la Croazia ha un passaporto blu. Londra decise autonomamente di mettere da parte il vecchio documento.
A ogni modo, non tutti nel Regno Unito si sono entusiasmati per l'annuncio del governo: "Nessuna persona sotto i 45 anni ha mai posseduto un passaporto blu e la maggior parte penserà che non valeva 50 miliardi di sterline e il crollo dell'economia", ha detto la laburista Mary Creagh riferendosi ai costi del "divorzio" dall'Ue. "Ora abbiamo indietro il nostro passaporto e potremo vendere più patatine Kettle ai russi", ha concluso con ironia, dopo che il ministro degli Esteri Boris Johnson ha menzionato lo snack in un discorso in Russia sulle esportazioni britanniche.