Chi si attendeva delle decisioni risolutive dal vertice europeo è rimasto deluso: il Consiglio Europeo dal quale anche l’Italia, uno dei paesi più coinvolti negli aiuti per la ripresa, si attendeva novità, si è rivelato solamente l’inizio di una trattativa che si preannunzia lunga e non facile.
Le cifre di cui si sta parlando non hanno precedenti nella storia dell’Unione europea: un Recovery Plan da 750 miliardi all’interno di un bilancio 2021-2027 da 1.100 miliardi. Le posizioni si stanno avvicinando, un nuovo vertice europeo è stato già convocato a luglio, ma rimangono le distanze fra i paesi che chiedono finanziamenti senza vincoli eccessivi e i cosiddetti paesi “frugali”, nonostante un clima, ha detto il premier italiano Giuseppe Conte, che sta via via migliorando: “Oggi abbiamo compiuto un passo avanti. Sta maturando il giusto clima, convergente - ha detto -. Avremo un progetto di recovery fund che si collegherà al quadro finanziario pluriennale. Vincerà l'Europa, perché avrà confezionato una risposta coerente e coordinata, all'altezza di questa recessione”.
Nonostante il clima di confronto però Olanda, Austria, Svezia, Danimarca, e negli ultimi giorni anche la Finlandia, non intendono accettare così com’è la proposta della Commissione sul Recovery Fund, e chiedono in particolare una limitazione dei finanziamenti a fondo perduto, che per i paesi beneficiari sono invece ancora troppo limitati.
Non c’è invece una posizione unitaria del gruppo di Visegrad, anche perché alcuni paesi, come la Polonia, sono fra i principali possibili beneficiari del Recovery Fund. Non aiuta il fatto che l’Italia non abbia finora chiesto l’accesso ad altri strumenti, come il Mes alleggerito, principalmente per motivi politici interni: una circostanza che alimenta il sospetto dei frugali che Roma voglia solo finanziamenti senza impegni.
La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha riassunto il confronto in quattro punti: le dimensioni degli interventi, l’equilibrio fra trasferimenti e prestiti, l’allocazione dei fondi, e il rapporto fra finanziamenti a fondo perduto e la correzione al meccanismo di contributi al bilancio europeo applicato ad alcuni Stati membri come Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Germania.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dovrà proporre un foglio negoziale sui punti controversi, per tentare di avvicinare le posizioni e arrivare a un accordo, possibilmente in tempi rapidi: questo è l’unico tema sui cui tutti concordano, consci però anche del fatto che ben difficilmente si arriverà a un’intesa prima dell’estate.
Alessadro Martegani