Foto: Reuters
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Continuano le polemiche in Austria sulla gestione dell’approvvigionamento dei vaccini da parte del governo guidato dal cancelliere Sebastian Kurz, che qualche giorno fa aveva paragonato l’Europa ad una bazar, dove alcuni paesi si sarebbero avvantaggiati ottenendo più dosi.

Un’accusa subito smontata dai media locali che dati alla mano hanno dimostrato che in realtà nessuno aveva approfittato di nessuno, ma che si trattava solo del risultato di scelte fatte da alcuni paesi dell’Unione europea, come la Bulgaria, che avevano preferito rinunciare a parte dei vaccini Pfizer-Biontech, molto costosi, richiedendo solo quelli di AstraZeneca, più economici. Le dosi rimaste invendute erano quindi state offerte agli altri paesi dell’Unione, alcuni dei quali hanno colto la palla al balzo (non l’Austria), con la conseguenza di poter contare nelle scorsi settimane su più dosi dal momento che l’AstraZeneca ha registrato ritardi nella distribuzione.

Di ciò Kurz, seguito da una serie di altri paesi della sua area di influenza, ha subito incolpato l’Europa; per poi chiedere attraverso esponenti del suo partito le dimissioni di due alti dirigenti del ministero della Salute, guidato dal Verde Rudolf Anschober. Tra questi anche il rappresentante del governo austriaco alla commissione europea Clemens Martin Auer, che oltre ad esserne il vicepresidente aveva il compito di acquistare i vaccini per i paesi membri tra i quali anche l’Austria. La sua colpa sarebbe stata quella di aver rinunciato, senza chiedere il permesso a Vienna, a 100 mila dosi di vaccino Pfizer- BioNTech. Al suo posto andrà Katharina Reich, nominata solo tre mesi fa alla Direzione della Salute pubblica, un dipartimento ripristinato tre mesi fa visto che il precedente governo di centro destra lo aveva cancellato.

Barbara Costamagna