Nonostante l'impennata esponenziale di contagi a cui è sottoposto il Vecchio Continente, il governo del premier Viktor Orban, nella seconda ondata della pandemia di covid-19, non ha intrapreso nuove misure restrittive ad eccezione della chiusura dei confini nazionali a settembre. La seconda ondata però sta assumendo dimensioni preoccupanti anche nel Paese danubiano. Stando alla relazione, datata 19 ottobre, del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), solo nella prima decade di ottobre in Ungheria è stato registrato un numero di decessi legati al Covid 19 superiore ai precedenti quattro mesi. La mortalità scaturita dal nuovo coronavirus per milione d'abitanti in una settimana colloca l'Ungheria al terzo posto in Europa. A precederla, nella triste classifica, figurano Repubblica Ceca e Romania. Secondo gli esperti le cause principali sono da ricercare nella politica del governo, decisamente meno accorta, rispetto alla prima ondata e all'atteggiamento degli stessi ungheresi, ora molto meno disciplinati rispetto a primavera.
Gli avversari della politica di Orban imputano alle autorità di non aver sensibilizzato l'opinione pubblica sull'importanza dell'uso delle mascherine protettive, come pure sull'importanza del distanziamento fisico. D'altra parte, gli stessi membri del governo non lesinano feste e d'estate viaggi all'estero. Tra i casi eccellenti figurano il portavoce del partito del premier Fidesz, ha contratto il virus a una grande festa ed ancora e quello del ministro della giustizia Judit Varga. Orban, ha nuovamente incolpato gli stranieri, a marzo aveva imputato lo scoppio dell'epidemia agli studenti iraniani. A settembre i confini nazionali sono stati chiusi, ma ci sono state delle eccezioni, per eventi sportivi con migliaia di fan tedeschi e spagnoli. Il premier a settembre ha sostenuto: "La gente desidera che l'Ungheria funzioni, pertanto l'economia come la vita vanno protette". Resta il fatto che il PIL dell'Ungheria è crollato del 13,6 per cento. L'opposizione ritiene che Orban abbia scelto di non agire per non complicare il quadro economico già serio che in prospettiva potrebbe pregiudicare la sua rielezione nel 2022. Il premier sostiene che le strutture sanitarie sono attrezzate per un possibile aumento dei pazienti Covid, che il governo ha provveduto all'acquisto di 16.000 respiratori polmonari ed offerto ai medici il raddoppio degli stipendi ma gli stessi medici descrivono una situazione ben diversa. Sempre più preoccupati anche gli insegnanti, sempre più spesso obbligati a fare lezione in presenza di alunni che palesano il contagio. A falsare il quadro epidemiologico sarebbe anche il ridotto numero di test effettuati, tanto che i bilanci giornalieri degli ultimi giorni che parlano di 1400 nuovi casi non rispecchia il quadro reale.
Corrado Cimador