Dopo quattordici anni dal disastro aereo, le due società sono state ritenute non colpevoli, in quanto “non è stato dimostrato alcun nesso causale certo” con l’incidente. Era il primo giugno del 2009 quando il volo AF447 in partenza da Rio de Janeiro in direzione Parigi è precipitato poche ore dopo il decollo nell’Atlantico, provocando la morte di 216 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. È stato l’incidente che ha provocato il maggior numero di vittime nella storia delle compagnie aeree francesi.
Il relitto venne localizzato solamente due anni dopo, a seguito di una lunga ricerca, a 3.900 metri di profondità; invece, nei giorni successivi al disastro vennero trovati solamente alcuni rottami dell’aereo. Grazie alle indagini, emerse che l’incidente venne causato da un malfunzionamento delle sonde di velocità; uno dei copiloti proprio per questo motivo adottò una traiettoria ascendente, a seguito della quale il resto dell’equipaggio “non riuscì a riprendere il controllo dell’aereo, che finì per precipitare nell’Oceano pochi minuti dopo”.
Il processo contro le due aziende imputate per omicidio colposo plurimo è iniziato lo scorso ottobre, e secondo il tribunale penale di Parigi, Airbus ha commesso “quattro imprudenze o negligenze”, mentre Air France è colpevole di due imprudenze “relative alle modalità di diffusione di una nota informativa indirizzata ai suoi piloti sul guasto delle sonde”. Nonostante ciò, il tribunale ha dichiarato che “un probabile nesso di casualità non è sufficiente a caratterizzare un reato”, ed ha assolto così le due società.
B.Ž.