Foto: Reuters
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Il tribunale della Bosnia ed Erzegovina ha condannato la scorsa settimana Milorad Dodik ad un anno di prigione e a sei anni d'interdizione dai pubblici uffici per non aver rispettato l'autorità dell'alto rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina, Christian Schmidt. La sentenza non è comunque definitiva. In risposta alla condanna, il parlamento della Republika Srpska in Bosnia ed Erzegovina ha accolto diverse leggi che vietano l'attività delle istituzioni giudiziarie e di sicurezza della Bosnia ed Erzegovina nel territorio dell'entità.
Dodik ha quindi invitato i serbi, impiegati presso tali istituzioni, ad agire in conformità con le nuove leggi non appena entreranno in vigore. "Qui, nella Republika Srpska, vi aspettano lavori meglio pagati", ha detto Dodik. "Non si tratta però solo di una questione di soldi, ma di patriottismo", ha spiegato.
Al contempo, il blocco dei partiti bosniaci a livello statale ha invitato i serbi impiegati presso tali istituzioni, a respingere senza timore le richieste dei "politici disorientati". "Il vostro lavoro è vostro e nessuno potrà portarvelo via con la forza, il ricatto o false promesse", ha spigato il blocco dei partiti bosniaci, aggiungendo che le leggi citate da Dodik, non sono entrate e non entreranno in vigore, poiché compromettono l'ordine costituzionale e rappresentano una minaccia diretta alla pace e alla stabilità del paese. Contraria alla legge, inoltre, anche l'opposizione nel parlamento della Republika Srpska.
L'abolizione unilaterale dei poteri delle istituzioni statali nell'entità, inoltre, viola la Costituzione della Bosnia ed Erzegovina. Il gruppo parlamentare bosniaco nella camera alta del parlamento della Republika Sprska ha annunciato che solleverà una questione di vitale interesse nazionale. Ciò significa che sarà la Corte costituzionale dell’entità a decidere riguardo le nuove leggi, che quindi, per il momento, non entreranno in vigore.