Si dicono rammaricati i sei eurodeputati sloveni per i toni usati dalla presidente del parlamento di Bruxelles, la maltese Roberta Metsola, nel discorso preparato per commemorare la Giornata del ricordo dell'esodo e delle foibe. A partire dalla citazione del presidente italiano Napolitano - definita dai parlamentari "non corrispondente al vero" - che nel 2007 aveva attribuito il fenomeno delle foibe in Istria, Fiume e Dalmazia a un "moto di odio e furia sanguinaria". Il fatto di presentare determinati fatti storici con memoria selettiva, senza nemmeno un accenno ai crimini commessi dal fascismo in queste terre, "torna a riaprire costantemente le ferite tra i popoli sloveno e italiano. Ferite che l'anno scorso hanno contribuito a sanare i presidenti dei due paesi".
I latori della missiva appartengono a vari gruppi politici. I socialdemocratici Tanja Fajon e Milan Brglez, il popolare Franc Bogovič, Klemen Grošelj e Irena Joveva della Lista Šarec, nonchè Ljudmila Novak di Nuova Slovenia scrivono che "le foibe sono senza dubbio un lato oscuro della storia del dopoguerra. Ogni vita è sacra. Ma se vogliamo essere sinceri e costruire l'Unione europea dobbiamo ammettere che le ferite tra sloveni e italiani si sono aperte con il terrore fascista perpetrato dalle autorità italiane nei confronti degli sloveni". Si passa a elencare alcuni esempi: nomi cambiati d'ufficio "anche sulle lapidi tombali", persone incarcerate solo per aver parlato in sloveno, l'olio di motore fatto bere al maestro di canto Lojze Bratuž, le vittime del primo processo di Trieste "colpevoli di esser stati membri del TIGR, la prima organizzazione in Europa a ribellarsi al fascismo".
In conclusione i sei eurodeputati ricordano un recente discorso della presidente Metsola in cui diceva che bisogna unire le forze ed opporsi alla narrativa anti-europeista, che - tanto più in questi in questi tempi di pandemia - si alimenta con la disinformazione e propone risposte semplici e populiste di spirito isolazionista e nazionalista. E proprio rifacendosi a queste sue parole, i sei eurodeputati sloveni sottolineano appunto l'importanza della verità quale contributo fondamentale per una autentica rinconciliazione e la collaborazione in Europa. Alla lettera inviata alla presidente del Parlamento Ue i mittenti allegano la relazione della Commissione storico-culturale italo-slovena, documento del 2000 nel quale eminenti esperti dei due Paesi raggiunsero un'intesa di principio sui fatti storici in questione. "La Slovenia lo pubblicò subito. L'Italia purtroppo - chiosa la lettera - ancora oggi no". (a.c.)
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