Foto: EPA
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Il ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha invitato i vertici dell'Unione europea e degli Stati membri a visitare Kiev il prossimo 9 maggio, giorno in cui in Russia si celebra la giornata della Grande guerra patriottica con una parata militare. Un "contro-evento", quello di Kiev quindi, che ha l'obiettivo di denunciare gli attacchi delle forze di Mosca, che vanno avanti da più di tre anni, e per mostrare unità e determinazione del paese "di fronte alla più grande aggressione in Europa dalla Seconda guerra mondiale", ha detto Sybiha. Inoltre, ha spiegato, in quell'occasione il presidente, Volodymyr Zelensky, sarà disponibile a incontrare la cosiddetta Coalizione dei volenterosi per discutere delle trattative sulla tregua e di nuovi aiuti militari all'Ucraina.
L'alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas, ha al contempo affermato che Bruxelles non prenderà alla leggera qualsiasi visita a Mosca il 9 maggio. "Non vogliamo vedere Paesi candidati" all'adesione all'Ue "partecipare" alla parata militare, ha sottolineato.
Tanja Fajon, a capo del Ministero per gli Affari esteri ed europei di Lubiana, ha intanto chiesto di intraprendere un'azione più decisa per raggiungere una tregua duratura e giusta in Ucraina e il ritorno di oltre 19.000 bambini ucraini rapiti: "Si tratta di crimini di guerra, chiare violazioni del diritto internazionale", ha detto.
Per quanto riguarda i Balcani occidentali, per Fajon è indispensabile che nelle attuali condizioni geopolitiche, l'allargamento dell'UE rimanga in primo piano nell'agenda politica.
Rispondendo ad una domanda riguardo un possibile dibattito in Slovenia sull'introduzione di sanzioni contro Milorad Dodik per la sua retorica secessionista, Fajon ha spiegato che Lubiana sta monitorando gli sviluppi in Bosnia ed Erzegovina. "Abbiamo tutte le opzioni sul tavolo", ha precisato e aggiunto di desiderare che l'Ue adotti un approccio comune in merito.
Anche Kaja Kallas ha dichiarato che qualsiasi tentativo di dividere la Bosnia ed Erzegovina è inaccettabile ed ha quindi chiesto ai leader del paese balcanico di superare le differenze.