
La discussione in merito alla situazione nei Balcani occidentali arriva dopo la visita nella regione dell'Alto rappresentante per la politica Estera dell'Ue, Kaja Kallas. Durante la tappa a Sarajevo, Kallas ha duramente criticato la leadership della Repubblica Serba, accusandola di compromettere l'integrità territoriale e l'ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina. Presente al vertice di Lussemburgo anche la ministra degli Esteri, Tanja Fajon, che ha ribadito l'importanza di sostenere il percorso di integrazione europea dei Paesi balcanici. «Si tratta di una necessità geostrategica», ha sottolineato, esprimendo preoccupazione per la crescente retorica secessionista in Bosnia-Erzegovina, che a suo avviso rappresenta un ostacolo serio al cammino europeo del Paese. Fajon ha inoltre richiamato l'attenzione sull'incontro informale tenutosi domenica sera tra i ministri degli Esteri dell'UE e quelli dei Balcani occidentali, durante il quale è emersa una convergenza sull'urgenza di accelerare l'adesione all'Unione, con l'obiettivo di completare il processo entro il 2030. «Ci sono segnali incoraggianti - ha osservato - l'Albania è pronta ad aprire un nuovo capitolo nei negoziati, mentre il Montenegro sta compiendo progressi significativi». La ministra ha poi rivolto un appello alla Serbia affinché si impegni con determinazione nelle riforme. Le tensioni politiche nel Paese, accompagnate da proteste contro la corruzione e le restrizioni alla libertà di stampa e allo stato di diritto, continuano a destare preoccupazione. «Una Serbia stabile è fondamentale per la sicurezza dell'intera regione», ha affermato. Nel suo intervento, ha infine ricordato la proposta congiunta avanzata da Slovenia e Germania per riformare il meccanismo di allargamento dell'UE. L'iniziativa prevede l'introduzione del voto a maggioranza qualificata, al fine di superare i blocchi legati all'unanimità che rallentano i negoziati e li rendono vulnerabili ai veti incrociati tra gli Stati membri.
M.N.