Gran parte delle necessità della forza lavoro nel settore della sanità e in quello dell'assistenza a lungo termine ora viene coperta attraverso i sistemi d'istruzione e formazione nazionali, in futuro però saranno le migrazioni da paesi terzi e la mobilità all'interno dell'UE a svolgere un ruolo sempre più importante. Lo si legge nel rapporto del Centro comune di ricerca della Commissione europea.
Nel 2018 quasi 2 milioni di impiegati nel settore sanitario o nell'assistenza a lungo termine non erano nati nel paese in cui lavoravano. Il numero dei lavoratori stranieri nel campo della sanità è ulteriormente aumentato negli ultimi anni, le differenze tra gli stati europei però sono molto grandi: oltre due terzi di lavoratori stranieri del settore hanno trovato un impiego in Germania, Italia, Svezia, Francia o Spagna.
"L'Europa è un continente che sta invecchiando e deve prepararsi a bisogni maggiori di forza lavoro nell'assistenza e lungo termine. La nostra sfida comune è quella di garantire un'assistenza accessibile e di qualità nonché forza lavoro idonea alla situazione", ha affermato la vicepresidente della Commissione per la democrazia e la demografia.
Il rapporto del Centro comune di ricerca evidenzia che la mobilità e la migrazione da paesi terzi dovrebbero essere rafforzate per contribuire ad alleviare la carenza di forza lavoro in questi settori.
Il rapporto rivela anche che nel 2019 un residente dell'UE su cinque aveva più di 65 anni e nel 2060 dovrebbe essere uno su tre; in Slovenia invece 3 anni fa quasi il 20% della popolazione aveva più di 65 anni e nel 2060 dovrebbe essere piu' del 31%.
E. P.