La Germania ha varato la prima stretta sui migranti. La decisione arriva dopo settimane di rabbia pubblica in seguito a una serie di presunti attacchi islamici. A fine agosto, tre persone sono state uccise in una città occidentale del Paese, e al sospettato, un ventiseienne siriano, era stato notificato un decreto di espulsione, ma è riuscito a sfuggire alle forze dell’ordine. L’attacco, rivendicato dal gruppo Stato Islamico, è avvenuto appena una settimana prima delle elezioni regionali in Turingia e Sassonia, infiammando il dibattito sull’immigrazione nel Paese. Così il Ministero dell’Interno ha informato la Commissione europea di aver ordinato il ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere terresti con Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Belgio e Danimarca per sei mesi, a partire dal 16 settembre 2024. Controlli che nell’ottobre scorso erano già stati ripristinati alle frontiere con Svizzera, Repubblica Ceca e Polonia. L’obiettivo del governo tedesco è limitare ulteriormente l’immigrazione irregolare e proteggere la sicurezza interna del Paese, applicando l’intero pacchetto di misure di polizia di frontiera fisse e mobili, compresa la possibilità di rifiutare l’ingresso al confine. Tensioni sulla politica migratoria che stanno interessando anche l’Ungheria. Quest’ultima solo pochi giorni fa ha annunciato il piano di trasferire i migranti a Bruxelles come “ritorsione per la multa di 200 milioni di euro inflitta a giugno dalla Corte di giustizia europea”, che Budapest rifiuta di pagare. Posizione che ha fatto storcere il naso al governo belga. “È una provocazione che contraddice gli obblighi europei” ha dichiarato il ministro degli Affari esteri, sottolineando che “la politica migratorio è una sfida comune che deve essere affrontata in modo ordinato e solidale da tutti gli Stati membri”.
B.Ž.