È stata denominata "Ghostwriter" la campagna portata avanti da alcuni hacker, probabilmente bielorussi, contro la piattaforma Meta-Facebook, con l'intento di impadronirsi di alcuni profili di militari ucraini. Solo in pochissimi casi gli hacker hanno avuto successo ed hanno pubblicato video falsi che chiedevano all'esercito di Kiev di ritirarsi e gli stessi filmati sono stati bloccati dopo poco.
Meta ha anche individuato una rinnovata attività di disinformazione della Internet Research Agency russa, nota come fabbrica di 'troll' nelle elezioni Usa del 2016.
Le notizie sono contenute nel report trimestrale sulla sicurezza di Meta, società madre di Facebook e Instagram, piattaforme bandite dalla Russia da diverse settimane poiché considerate organizzazioni estremiste.
Tra le attività sono state registrate anche alcune azioni relative ai servizi di spionaggio bielorussi che hanno diffuso disinformazione in lingua inglese e polacca, con notizie che parlavano di truppe ucraine che si arrendono senza combattere o leader della nazione in fuga dall'Ucraina il 24 febbraio, giorno dell'invasione russa.
Risale a metà marzo, invece, il blocco di un falso evento ed un account creati per protestare contro il governo polacco che si sarebbe dovuto svolgere a Varsavia.
Meta ha anche scoperto e rimosso vari tentativi di tornare sulla piattaforma da parte di un'organizzazione già bloccato un paio di anni fa, che era nota come una fabbrica di troll e disinformazione, che era già stata accusata nel 2016 per le presidenziali americane, che portarono all'elezione di Donald Trump. Dall'inizio dell'invasione questa organizzazione ha iniziato ad incolpare sui social la Nato, accusandola di aver preso di mira i civili, insieme alle forze ucraine.
Meta avverte infine gli utenti riguardo campagne di truffatori che sfruttano la guerra per monetizzare, attraverso spam e banner pubblicitari che collegano l'improvvido utente a siti che vendono prodotti vari. Meta ha perciò avvisato gli utenti di Ucraina e Russia di fare particolarmente attenzione, abilitando l'autenticazione a due fattori e cambiando spesso la password.
Davide Fifaco