Nel caso in cui un Paese membro decida di ripristinare temporaneamente i controlli alle frontiere interne, un governo nazionale può adottare un provvedimento di respingimento "sulla sola base del codice di Schengen", ma "ai fini dell'allontanamento" dei migranti irregolari è tenuto in ogni caso a rispettare "le norme e le procedure comuni previste dalla direttiva 'rimpatri'.
Ques'ultima, ha spiegato la Corte di giustizia dell' Ue rispondendo ai ricorsi presentati da diverse associazioni francesi, "si applica a qualunque cittadino di un Paese terzo che sia entrato nel territorio di uno Stato membro senza soddisfare le condizioni d'ingresso, di soggiorno o di residenza", e vale anche qualora un migrante "sia entrato" in detto territorio nazionale "ancor prima di aver attraversato un valico di frontiera in cui i controlli vengono effettuati".
La Corte Ue ricorda infine che, stando alla direttiva rimpatri, i Paesi membri "possono trattenere un cittadino di un Paese terzo, in attesa del suo allontanamento, in particolare qualora costituisca una minaccia per l'ordine pubblico" e che possono punire "con la reclusione la perpetrazione di reati diversi" dalla sola circostanza "dell'ingresso irregolare".
Barbara Costamagna