Foto: MMC RTV SLO
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Il nuovo piano didattico delle autorità carinziane, che prevede la riduzione delle ore di studio della lingua slovena nelle scuole bilingui dell’area, ha indotto i rappresentanti della comunità slovena a chiedere aiuto all’Europarlamento. E sostegno è stato promesso dal presidente dell’intergruppo per le minoranze tradizionali, Lorant Vincze, che intende valutare le possibilità per l’avvio di una petizione che dia visibilità al problema e induca le autorità austriache a risolverlo. Ad illustrare la situazione Valentin Inzko e Rudi Vouk, esponenti del Consiglio nazionale degli sloveni della Carinzia, una delle tre associazioni rappresentative della minoranza, nonché Gabrijel Hribar dell’Enotna lista/Lista unita, il partito che raggruppa la comunità slovena in Austria. “La riduzione delle ore di studio dello sloveno rappresenterebbe una chiara violazione dell’Accordo di Stato e di tutta un’altra serie di normative”, hanno dichiarato gli esponenti minoritari ricordando che il fondo ore deve essere identico a quelle previste per il tedesco. “Già ora la nostra lingua si trova in una situazione subalterna, ulteriori diminuzioni porterebbero, entro pochi anni, alla scomparsa della componente slovena”, hanno detto spiegando come il problema dell’educazione influisce pure in altri settori ed in primo luogo su quello dell’amministrazione pubblica, dove l’uso dello sloveno è ormai del tutto assente. Nel dibattito, oltre che agli interventi degli europarlamentari sloveni, Milan Brglez e Milan Zver, vanno segnalati quelli dell’austriaco Roman Haider che ha voluto in un certo qual senso minimizzare la questioni ricordando l’importanza che il suo Paese dà ai gruppi etnici. Sulla stessa lunghezza d’onda pure il sudtirolese Herbert Dorfmann, interessato però sugli aspetti sociali che portano all’affievolimento dell’identità linguistica e di conseguenza a quello dell’identità nazionale. La vicepresidente della Commissione parlamentare, Kinga Gal, ha ricordato che non è la prima volta che ci si imbatte in un’inadempienza dell’Austria che anche in questo caso ha dimostrato di non rispettare né l’ordinamento interno, né quello dell’Unione europeo; quest’ultimo basato, ha ricordato, sulla Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali.

(lpa)