Foto: EPA
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Il Governo di Atene chiederà alla Corte Penale Internazionale di indagare su possibili crimini di guerra nella martoriata città di Mariupol - contesa da settimane dalle truppe russe e ucraine - dove vive una consistente minoranza greca. Non si fermano i combattimenti casa per casa a Mariupol, sul mare d'Azov, ridotta in macerie dopo settimane di scontri feroci. Le truppe russe assediano la città dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, ordinata dal presidente Vladimir Putin il 24 febbraio scorso.
E se le notizie sulla situazione militare restano frammentarie, con le truppe ucraine, tra cui il controverso battaglione Azov, ancora asserragliate nell'area del porto e dell'acciaieria Azovstal, la città è teatro di una vera e propria catastrofe umanitaria.
Secondo fonti ucraine, decine di migliaia di persone sono ancora intrappolate in città, che prima dell'invasione russa contava circa 400mila abitanti. Sempre secondo il sindaco Vadym Boichenko, i morti tra la popolazione civile sarebbero più di cinquemila.
E mentre gli scontri continuano senza sosta, il governo greco ha annunciato che chiederà alla Corte Penale internazionale di aprire un'indagine sui possibili crimini di guerra avvenuti a Mariupol.
La Grecia, come sottolineato dal ministro degli Esteri di Atene, Nikos Dendias, ha un legame particolarmente forte con Mariupol e la regione circostante, dove vive una larga minoranza etnica ellenica, che fonda le sue radici nell'antichità quando colonie greche punteggiavano l'intera costa del mar Nero e del mare d'Azov.
Il governo di Atene si è speso ripetutamente per le sorti della città, tentando più volte di organizzare una missione umanitaria a soccorso dei suoi abitanti: il console ellenico a Mariupol, Manolis Androulakis, è stato l'ultimo diplomatico europeo a lasciare la città lo scorso 20 marzo.

Francesco Martino