Lo scopo della missione Sophia era quello di neutralizzare le consolidate rotte della tratta dei migranti nel Mediterraneo, per evitare nuove tragedie dell'immigrazione e per scongiurare la violazione dell'embargo sulle armi in Libia. Dopo i recenti sviluppi dell'accordo di Berlino di domenica i rappresentanti della diplomazia europea hanno rivalutato l'operazione Sophia, anche se il summit sulla Libia non ha prodotto significativi risultati sul piano politico. Il cessate il fuoco era già in vigore a partire dallo scorso 12 gennaio, ottenuto con la mediazione russo - turca, mentre l'embargo era già stato fissato dal consiglio di sicurezza Onu nel 2011. I ministri dei paesi Ue, dunque confidano nuovamente, con il suo ripristino, di rallentare il flusso migratorio e soprattutto di vietare l'arrivo di nuove armi verso la Libia.
Su un sostanziale ripristino della missione Sophia si è detto fiducioso il ministro degli Esteri Sloveno Miro Cerar, secondo il quale la Slovenia è disposta a collaborare al meglio delle proprie capacità. Il ministro lussemburghese Jean Asselborn, invece, ha accusato apertamente l'ex ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, per il naufragio della missione Sophia. Resta il fatto che le navi di Sophia, operavano lontane dalla Libia, in acque internazionali, e che hanno finito per trasformarsi in mezzi di salvataggio. Molti scafisti confidando nella presenza di diverse imbarcazioni militari di Sophia abbandonavano i clandestini e le navi militari recuperavano i migranti che, una volta issati a bordo, venivano portati soprattutto in Italia.
Secondo il Ministro agli Esteri italiano, Luigi Di Maio, la missione Sophia, deve "essere smontata e rimontata in maniera diversa, deve essere una missione per non far entrare le armi in Libia e per rispettare il cessate il fuoco, per far in modo che si avvii un percorso politico. E nulla altro".

Corrado Cimador

Foto: EPA
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