Estonia, Francia, Irlanda, Norvegia, Stati Uniti e Gran Bretagna, in una dichiarazione congiunta hanno condannato la "strumentalizzazione di esseri umani, orchestrata" dal regime bielorusso con l'obiettivo di "destabilizzare il confine esterno dell'Unione europea" e "distrarre l'attenzione dalle proprie crescenti violazioni dei diritti umani". Ora la situazione "mostra come il regime di Alexander Lukashenko sia diventato una minaccia per la stabilità regionale", hanno aggiunto, chiedendo alle autorità di Minsk "di porre fine a queste azioni disumane e di non mettere in pericolo la vita delle persone".
Nel caso Bruxelles introduca nuove sanzioni contro la Bielorussia, Lukashenko ha minacciato di chiudere i rubinetti dei gasdotti che, passando dalla Bielorussia, portano il gas russo in Europa. Pronta la risposta dell'Ue: "Non ci facciamo intimidire". La leader dell'opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovska, ritiene comunque che la minaccia di Lukashenko sia soltanto un bluff, spiegando che sarebbe "un danno più per la Bielorussia che per l'Unione europea".
Intanto il nuovo cancelliere austriaco, Alexander Schallenberg, ha chiesto all'Unione europea di finanziare i muri ai confini orientali dell'Ue, unitamente allo stop ai voli dei profughi verso la Bielorussia. "Dobbiamo reagire con fermezza", ha detto Schallenberg. "Se un Paese terzo pensa di ricattare la Unione europea sfruttando cinicamente i più deboli, dobbiamo segnalare chiaramente che è inaccettabile. Dobbiamo mostrarci uniti, non possiamo lasciare sole Polonia e Lituania".
Fino a nuovo ordine, Ankara vieterà ai cittadini siriani, iracheni e yemeniti di prendere voli per la Bielorussia dal suolo turco. La compagnia aerea statale bielorussa, Belavia, ha riferito di aver vietato - su richiesta delle autorità di Ankara - i voli ai cittadini dei tre paesi dalla Turchia verso la Bielorussia.
E. P.