Un recente studio indipendente commissionato dall'Unione Europea ha rivelato che i giganti della tecnologia non hanno efficacemente contrastato la disinformazione russa online durante il primo anno del conflitto in Ucraina. Questa scoperta è di grande rilevanza in quanto coincide con l'entrata in vigore, il 25 agosto, del Digital Services Act (DSA), una nuova normativa dell'UE che impone regole più rigide sulla responsabilità delle piattaforme web per i contenuti online. Il DSA mira a garantire la trasparenza nelle operazioni delle piattaforme online e a uniformare i diritti degli utenti in tutti gli stati membri, semplificando le regole per le aziende. Si applica a diversi intermediari online, tra cui social network, motori di ricerca, marketplace e servizi di hosting, con regole più severe per le piattaforme di maggiori dimensioni. Lo studio indipendente per l'UE ha evidenziato l'incapacità delle piattaforme nel contrastare la disinformazione, concentrandosi sulla disinformazione pro-Cremlino su Facebook, Instagram, X-Twitter, YouTube, TikTok e Telegram. Le piattaforme non sono state in grado di attuare sistematicamente le misure previste dal DSA, nonostante la maggior parte avesse aderito a un codice di condotta sulla disinformazione l'anno precedente, con l'eccezione di Twitter, che ha ritirato la sua adesione a giugno. Gli autori dello studio sottolineano che la disinformazione russa online è aumentata nel 2023, soprattutto dopo che Elon Musk ha assunto il controllo di Twitter alla fine dell'anno precedente. C'è anche preoccupazione per l'impatto della disinformazione in vista delle elezioni europee previste per giugno 2024. In questo contesto, diventa sempre più urgente affrontare la disinformazione con decisione e applicare le disposizioni del DSA.
Corrado Cimador