Il premier sloveno Janez Janša si unisce alle condanne del riconoscimento da parte della Russia dell'indipendenza delle regioni separatiste ucraine di Donetsk e Lugansk. Ha chiesto all'Unione europea di offrire all'Ucraina la prospettiva di una piena adesione. "Il riconoscimento da parte della Russia dei due territori separatisti in Ucraina è una chiara violazione del diritto internazionale e degli accordi di Budapest e Minsk. La Slovenia condanna questo atto illegale. L'UE deve offrire all'Ucraina una prospettiva a tutti gli effetti di piena appartenenza all'Europa comunitaria", ha scritto Janša su Twitter. Anche il Ministero degli Esteri esprime una dura condanna. "Questi provvedimenti ostili costituiscono una palese violazione del diritto internazionale e degli impegni derivanti dagli accordi di Minsk e non rimarranno senza conseguenze", si rileva in una nota. Viene ribadito il deciso sostegno all'indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i confini internazionalmente riconosciuti. Al Ministero degli Affari Esteri esprimono inoltre sostegno alla leadership ucraina alla luce di questa aggressione, innescata unilateralmente dalla Russia. Sulla stessa lunghezza d'onda il Ministero della Difesa. Il ministro Matej Tonin, alla luce degli eventi in Ucraina ha effettuato una teleconferenza con il premier Janez Janša, il capo diplomazia Anže Logar e il ministro dell'Economia, Zdravko Počivalšek, per uno scambio di informazioni sugli sviluppi e per coordinare l'approccio della Slovenia nei confronti della crisi. Il Ministero della Difesa aggiunge che Lubiana è pronta a sostenere l'ingresso dell'Ucraina nell'Unione Europea e a rafforzare la presenza dell'esercito sloveno nei paesi orientali membri della NATO. Tenuto conto che la Russia ha riconosciuto regioni separatiste nel quadro dei vecchi confini sovietici, si tratta in pratica di una dichiarazione di guerra all'Ucraina, rileva ancora Tonin. Infine, una condanna per la decisione di Putin di riconoscere le repubbliche separatiste arriva dai deputati sloveni all'Europarlamento.
Delio Dessardo