Quello che molti in Europa stanno prendendo come modello per contrastare l’epidemia sembra non funzionare. Il lock-down all’austriaca, ossia solo per i non vaccinati non sta ottenendo i risultati sperati. Dopo il boom di prime dosi a ridosso dell’introduzione di questa misura che ha portato oggi a poter contare sul 69,3% di immunizzati con almeno una dose, il trend si è fermato. Particolarmente drammatica la situazione in Alta Austria e nel Salisburghese dove si è raggiunto quasi il 25% di occupazione in terapia intensiva, una percentuale troppo vicina al fatidico 30% che segna il collasso del sistema sanitario. Una prospettiva così concreta che in queste regioni si stanno già riunendo comitati etici per decidere le modalità con le quali dovranno procedere i medici nel caso debbano scegliere quale paziente intubare. Uno scenario simile a quello di Bergamo nella prima ondata, che rischia di travolgere tutto il paese. Per questo motivo da lunedì l'intera Austria sarà nuovamente chiusa. La chiusura varrà per tutti, compresi i vaccinati contro il covid-19, e dovrebbe durare dieci giorni, dopodiché potrà essere prorogata per un massimo di altri dieci giorni. Inoltre, a partire da febbraio, nel Paese sarà obbligatoria la vaccinazione contro il covid-19.
Il Cancelliere Alexander Schallenberg ha dichiarato che la decisione di chiudere è stata estremamente difficile e "incredibilmente dolorosa". Tuttavia, per vaccinati e guariti, la chiusura si prevede possa durare per un massimo di 20 giorni o fino al 13 dicembre. A metà dicembre si spera che si possa ritornare all'attuale regime basato sulla regola delle 2G, ossia alle limitazioni in vigore solo per i non-vaccinati.
Da questo lunedì, quindi, saranno chiuse tutte le attività non necessarie alla vita di ogni giorno: commercio, gastronomia, hotel, tempo libero. Perciò vengono cancellati tutti i mercatini dell'Avvento e anche le aperture degli impianti sciistici. Irrigidimenti anche ai confini visto che sempre da questo lunedì si potrà entrare nel paese solo se vaccinati, guariti oppure con un test PCR non più vecchio di 72 ore. Per i transfrontalieri è rimasta la possibilità di presentare un test rapido, ma questo varrà solo 24 ore.
Barbara Costamagna